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Voce alla GDO con "Parole d'ortofrutta" di Giancarlo Amitrano

La "mano di dio" in ortofrutta: il controllo qualità

Come poter conciliare in ambito ortofrutta l'asettica e biblica rigidità delle schede tecniche di prodotto, depositate nelle cripte della GDO, alla variabilità incontrollabile dell'entità più volubile che si conosca: il meteo?

In questo contesto di eterna incertezza, è auspicabile o no un controllo qualità talmente evoluto da saper interpretare le tavole della legge a seconda delle circostanze e con la saggezza del buon padre di famiglia?

Questi i quesiti storici che caratterizzano da sempre la dicotomia ufficio acquisti-controllo qualità in una sorta di odi-et-amo di catulliana memoria.

Se da un lato le schede tecniche limitano le inevitabili interpretazioni soggettive a un esame della merce con parametri oggettivamente riscontrabili, dall'altra non permettono di adattare le valutazioni all'effettiva resa di campo in particolari momenti di crisi produttiva dove l'empasse diventa ovviamente generale e inevitabile.

In talune circostanze la rivisitazione delle schede è facilmente attuabile, divulgando delle rettifiche a tempo, le cosiddette deroghe: in particolare mi riferisco ai casi in cui occorra semplicemente intervenire su parametri esteriori come calibro, colore, forma, lavorazione.
Ben più complicata la situazione laddove la problematica risulti essere meno definibile e, di conseguenza, la valutazione non possa agganciarsi a puri dati numerici, lasciando spazio all'interpretazione personale.

Sono i casi in cui si richiede al controllo qualità una disamina delle effettive situazioni di resa in campo, una conoscenza più o meno ampia degli effetti che il meteo ha sul prodotto, una valutazione della reale vendibilità sul pdv nonostante le difettosità conclamate, il tutto con la convinzione più o meno radicata che, a monte, l'ufficio acquisti abbia fatto tutto il possibile in termini di spostamento delle quote, valutazione degli areali da cui attingere, interventi restrittivi sulla selezione, elargizione di prezzi migliorativi a fronte della maggiore selezione richiesta.

Insomma sono i casi in cui deve lasciare nel cassetto calibro e spettrometro, per diventare "la lunga mano di dio" che giudica con saggezza ed emette sentenze di condanna o assoluzione indiscutibilmente salomoniche.

Ovviamente, non sempre il tutto si concilia con la necessità commerciale di preservare comunque l'assortimento, la quota di fatturato del segmento, la continuità di ritirato, l'aspettativa delle vendite in termini di evasione ordini, l'aspettativa dei clienti in termini di disponibilità, senza se e senza ma.

Come si può intuire, trattasi di casistiche di non facile risoluzione inficiate da diverse inclinazione professionali, ma con la medesima consapevolezza che il tutto sia fatto per il bene supremo dell'azienda.
Ed è qui allora che occorre un atto di fede da parte di entrambi gli uffici, scevro da fanatismo e intransigenza, colmo di moderazione e tolleranza, perché spesso la fede più radicata rischia di sfociare in eresia.

Cari lettori (la speranza che ce ne siano non abbandona mai chi scrive) da qualsiasi lato della barricata siate: il tema vi tocca tutti più o meno direttamente, quindi animate con i vostri commenti il dibattito, perché si sa, un reso è per sempre, anche giusto o sbagliato che sia.

Giancarlo Amitrano
responsabile ufficio acquisti ortofrutta
catena Cedigros

(Rubrica num. 30)