C'è un intenso fermento per la coltivazione di pistacchio, in Italia. Gli ettari continuano ad aumentare nelle regioni meridionali e il vantaggio di gestirli con tecniche agronomiche più moderne e capaci di garantire risultati economici soddisfacenti è ormai molto diffuso tra gli imprenditori. Una specie che si adatta bene alla raccolta meccanizzata, indispensabile per ridurre l'impiego di manodopera.
Il problema, però, rimane il clima, non tanto quello estivo, quanto quello invernale, poiché la stagione più fredda dell'anno pare, in realtà, diventare sempre più mite, pertanto non ideale alla buona riuscita quanti-qualitativa della produzione.
"Il pistacchio è una delle tante coltivazioni che risente del cambiamento climatico, avendo esigenze particolari legate al meteo – ci spiega l'agronomo Vito Vitelli. Necessita infatti di un certo numero di ore in freddo (inferiori ai 7°C) tra novembre e gennaio, stimate tra un minimo di 700 e oltre 1000. Mi trovo proprio in questi giorni in Sicilia per alcune consulenze aziendali: nell'ultima decade di dicembre, sebbene durante la notte le minime scendano al di sotto dei 7° C, nelle ore diurne si arriva a toccare massime di 12°-15° o addirittura 18° C. Ciò fa sì che tutte le ore in freddo accumulate vengano neutralizzate dalle temperature sopra le medie registrate durante il giorno. In Italia, le condizioni per la coltivazione del pistacchio stanno dunque diventano sempre più proibitive, perché il noto fabbisogno in ore di freddo difficilmente si riesce a raggiungere".
Piante di pistacchio nell'agrigentino allevate con sistema tradizionale
Negli ultimi anni, sono stati fatti passi da gigante sulla gestione innovativa degli impianti di pistacchio (come sesto d'impianto, tecniche di potature, nutrizione e di difesa), ma Vitelli ribadisce di considerare anche altri aspetti, prima della messa a dimora degli alberi. "Ben vengano dunque le conoscenze e gli aggiornamenti tecnico-agronomici, ma, vista l'evoluzione meteorologica, è importante fare anche un'attenta indagine delle condizioni climatiche della zona in cui si intende investire".
Se sul caldo estivo il meteo ci viene d'aiuto, con temperature negli areali mediterranei che si avvicinano a quelle tipiche dei maggiori Paesi produttori di pistacchio, come Iran e Afghanistan, in inverno invece non è la stessa cosa, a causa dal riscaldamento globale.
"C'è chi propone di delocalizzare le produzioni in zone dove gli inverni sono più rigidi, ma la fioritura delle piante avviene tra marzo/aprile e i frequenti ritorni di freddo potrebbero danneggiare il raccolto. Con inverni sempre più miti si rischia di avere piante con una fioritura irregolare, con molti dei fiori (sia maschili sia femminili) sterili. Ciò comporta la sgradita sorpresa, ormai frequente, che se il frutto tende comunque a svilupparsi, non appena lo si apre si trova solo il guscio vuoto".
Per maggiori informazioni:
Agronomo Vito Vitelli
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