In occasione della Plenaria del Parlamento europeo, in corso fino all'8 febbraio 2024, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha annunciato che proporrà al Collegio dei commissari il ritiro formale della proposta di regolamento per ridurre della metà, entro il 2030, l'utilizzo dei fitofarmaci. "Ovviamente la tematica dovrà essere affrontata ancora, ma con maggior dialogo e un approccio diverso".
"Molti agricoltori europei si sentono ormai messi all'angolo, in quanto rappresentano le persone in prima linea che sentono sulla propria pelle gli effetti del cambiamento climatico: si pensi a siccità e alluvioni. Le recenti proteste vertono inoltre sui rincari generalizzati degli input produttivi e sulle conseguenze delle situazioni geopolitiche in atto. Nonostante tutto, ogni giorno i nostri agricoltori producono il cibo di qualità di cui abbiamo bisogno. Per questo motivo meritano il nostro rispetto, il nostro apprezzamento e la nostra attenzione", ha dichiarato von der Leyen (nella foto sotto).
"E' vero che c'è stato un peggioramento della situazione negli ultimi anni, e i nostri agricoltori/allevatori meritano di essere ascoltati. So perfettamente che sono preoccupati sia per il futuro dell'agricoltura sia per il loro futuro da agricoltori, ma sanno che è necessario un modello di produzione più sostenibile, affinché le aziende agricole riescano ad essere più redditizie anche in futuro", ha continuato von der Leyen. "Ecco perché abbiamo avviato il dialogo strategico sul futuro dell'agricoltura all'interno dell'Ue. Abbiamo invitato un ampio ventaglio di rappresentanti del settore dell'agricoltura: giovani agricoltori, comunità rurali, produttori di sementi e fertilizzanti, rappresentanti del settore alimentare e della trasformazione, ma anche del settore bancario/creditizio e i consumatori, i gruppi ambientalisti e gli scienziati".
"E' necessario realizzare una diagnosi dell'attuale situazione - ha sottolineato von der Leyen - Insieme, condividendo idee, parlandone e sviluppando ipotesi sulle quali lavorare in futuro. Dobbiamo andare oltre un dibattito polarizzato e cercare di creare fiducia. E' questa infatti la base per offrire soluzioni fattibili, da realizzare. Gli agricoltori svolgono un ruolo fondamentale all'interno dell'intera filiera".
Cia, stop a regolamento su fitofarmaci evita disastro
"Ci siamo battuti fin da subito per sostenere l’impraticabilità di un taglio netto del 50% dei fitofarmaci al 2030 senza valide alternative e con la crisi climatica in atto - ha spiegato Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani - Alla fine il passo indietro è giunto, ora chiediamo all’Europa di promuovere davvero una politica graduale, realista e gestibile per giungere ai target green, riequilibrando le esigenze produttive agricole con gli obiettivi di sostenibilità ambientale, sviluppando la difesa integrata e investendo di più su ricerca e innovazione".
"Auspichiamo che l’annuncio di von der Leyen detti la linea per un nuovo approccio da parte della Commissione Ue, iniziando sul serio quel dialogo strategico tanto annunciato, perché ormai è chiaro a tutti che nuove leggi e normative non possono prescindere da un lavoro condiviso con mondo agricolo e rappresentanza", ha aggiunto Fini.
Confagricoltura: "Quando il pragmatismo prevale sull’ideologia è sempre una buona notizia"
"Prendiamo atto positivamente che la Commissione europea ha scelto di dare ascolto alle proteste in atto in numerosi Stati membri. Ora occorre andare avanti su questa strada", ha dichiarato il presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. "In Italia il taglio avrebbe potuto superare addirittura il 60%. La nostra linea è chiara. Il ricorso alle medicine delle piante nei processi produttivi va ridotto, come già si sta verificando, ma ogni divieto deve prevedere un’alternativa valida, sotto il profilo tecnico ed economico. Il ritiro della proposta di regolamento sui fitofarmaci dimostra che la soluzione dei problemi che stanno affrontando gli agricoltori vanno risolti in larga misura a Bruxelles. Per questo abbiamo deciso di tenere nella capitale belga un'assemblea straordinaria il 26 febbraio".
Confcooperative Fedagripesca: "la parola fine su proposta da noi fortemente combattuta"
"Oggi si mette la parola fine su una proposta fortemente ideologizzata che abbiamo combattuto sin dalla sua prima pubblicazione". Così il presidente di Confcooperative Fedagripesca Carlo Piccinini ha commentato la notizia del ritiro della proposta di regolamento sugli agrofarmaci. "La cooperazione agroalimentare è stata tra le prime organizzazioni a lanciare l’allarme, già due anni fa, sulle conseguenze negative che la proposta della Commissione avrebbe avuto, non solo sugli agricoltori, costretti a produrre senza difese adeguate per le colture, ma anche sui cittadini europei, che avrebbero progressivamente visto soppiantare le produzioni comunitarie da prodotti provenienti da Paesi extraeuropei con standard di sicurezza alimentare di gran lunga più bassi".
"Oggi possiamo tirare un grande sospiro di sollievo", ha proseguito Piccinini. "Anche se restano oggettive difficoltà per le attuali restrizioni all'uso di determinate sostanze per alcune produzioni ortofrutticole. Confidiamo che nella prossima legislatura si possa aprire un reale e fattivo confronto per la formulazione di proposte normative che siano scritte e pensate ascoltando gli agricoltori, e dopo aver valutato attentamente l’impatto delle misure proposte in termini di sicurezza alimentare. Confidiamo anche che la Commissione apra a una profonda revisione del regolamento sugli imballaggi, che proprio in questi giorni sarà oggetto di esami nel trilogo tra Consiglio, Parlamento e Commissione".
Copagri: scongiurate ripercussioni drammatiche su agricoltori e consumatori
"Con la retromarcia della Commissione Ue è stato scongiurato definitivamente il taglio entro il 2030 del 62% dell'uso di agrofarmaci e del 50% delle sostanze attive sostitutive, che avrebbe avuto ripercussioni drammatiche sul settore primario nazionale, andando a ridimensionare sensibilmente diverse filiere produttive", ha rimarcato il presidente della Copagri Tommaso Battista, auspicando che "per future simile iniziative si dovrà procedere con una preventiva e approfondita valutazione d'impatto delle ricadute economiche e socio-ambientali dei tagli, tenendo in debita considerazione le alternative a disposizione degli agricoltori per difendere le proprie produzioni. In caso contrario, oltre ad assestare un duro colpo al Primario, si andrebbero indirettamente a danneggiare anche i consumatori, esposti in misura maggiore al concreto rischio di trovarsi sugli scaffali prodotti provenienti da paesi terzi, non sottoposti alle stringenti regole che valgono per le produzioni agricole comunitarie".
"E' bene ricordare che al netto dell'odierno positivo e atteso rigetto della proposta sugli agrofarmaci, si andrà comunque verso una progressiva diminuzione nel consumo di prodotti fitosanitari; e tutto questo si potrà e si dovrà farlo attraverso la genetica, ma anche grazie allo sviluppo di biostimolanti, senza contare il sempre maggiore ricorso all'agricoltura di precisione e a metodi di lotta integrata basati su antagonisti naturali", ha concluso Battista, secondo il quale "proprio il miglioramento genetico sarà una delle principali chiavi di volta per raggiungere la tanto decantata rivoluzione green, andando a coniugare concretamente la sostenibilità ambientale con quella economica".
Conaf: "L’impiego di fitofarmaci dev’essere autorizzato da uno specialista"
L'annunciato ritiro della proposta legislativa sulla riduzione dell’uso dei fitofarmaci è condivisibile fintantoché non si elimina la presenza di una figura responsabile e competente. Questa la posizione dei dottori agronomi e dei dottori forestali, che da sempre sostengono la necessità di una figura specialistica con preparazione universitaria che autorizzi l’impiego di fitofarmaci.
"La protesta del mondo agricolo europeo è comprensibile: si devono rispettare i vincoli nell'uso di prodotti chimici di sintesi, subirne i costi e, contemporaneamente, sottostare alla concorrenza di chi produce alimenti senza dover rispettare gli stessi limiti - ha sostenuto il presidente Mauro Uniformi - Speriamo che la decisione della Commissione europea non comporti la rinuncia di uno specialista che autorizzi l’impiego di quelli che, a tutti gli effetti, sono farmaci. Se per curare l’uomo si pretende l’intervento del medico, e per curare un animale ci si avvale del veterinario, dobbiamo pretendere uno specialista anche per prescrivere farmaci necessari alle piante".