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I primi risultati del Progetto Geo.Pe.Sos

Per il comparto pere italiano c'è ancora speranza, ma serve più ricerca

La ricerca deve andare avanti, perché vi sono risultati incoraggianti per difendere la coltivazione del pero da avversità biotiche e abiotiche con prodotti alternativi, però la strada è ancora lunga.

I relatori del convegno: da sinistra Davide Neri, Antonio Russo, Adriano Aldrovandi, Camillo Gardini, Valtiero Mazzotti, Stefano Foschi

Tutto ciò è dovuto al fatto che negli ultimi anni l'Unione europea ha bandito diverse molecole efficaci ed ora la difesa del pero è molto difficile. Questi alcuni dei concetti emersi dal convegno "Metodi innovativi e sostenibili per contrastare le avversità della coltura del pero: maculatura bruna, cimice asiatica e stress abiotici" svoltosi ieri 13 febbraio 2024 a Imola (Bologna), presso la sala convegni dell'hotel Molino Rosso. E il tema ha interessato oltre 120 fra agricoltori e tecnici, segno che la voglia di far sopravvivere il comparto è forte.

Camillo Gardini

Camillo Gardini di Agrinet, coordinatore progetto Geo.Pe.Sos., ha fatto una panoramica sulla situazione del settore pero. "Il progetto Geo.Pe.Sos., è partito nel 2022 ma con le prove tecniche svolte nel 2023. La pericoltura non è morta, ma c'è tanto da fare per rilanciarla e per trovare geo-materiale, sia come formulati, sia come dosaggi e tecniche di trattamento, contro maculatura e cimice".

Antonio Russo, responsabile Centro di Saggio AgriNet, ha spiegato i risultati del primo anno di prove su 5 geo-materiali su tre tesi. "La zeolite cubana (38,26% di efficacia contro la maculatura) e il T1 Zem 70 con 35% di efficacia sono stati i due geo materiali con i risultati migliori. Ricordiamo che non sono due fungicidi".

Camillo Gardini

"Sulla cimice abbiamo svolto ricerche per valutare la mortalità applicando 10 geomateriali. Tutte le applicazioni sono state in maniera pulvirulenta. La mortalità a 7 giorni del trattamento è stata di oltre il 30% con Diatomir e zeolite cubana" ha precisato Russo. "In generale, la zeolite cubana è quella che ha dato risultati migliori nelle due aziende in cui abbiamo svolto le prove, tenutesi in zona di Copparo, provincia di Ferrara, nelle aziende Pellati e Trovò".

Antonio Russo

Davide Neri (Università Politecnica delle Marche e responsabile scientifico progetto Geo.Pe.Sos) ha messo sul piatto argomenti concreti. "Dobbiamo gestire situazioni che non esistevano quando, ad esempio, io ho studiato Frutticoltura 40 anni fa con il professor Sansavini. Lo scorso anno ci sono stati, in Emilia Romagna, più di 20 giorni con temperature oltre i 35 °C. Non si può pretendere che un frutteto reagisca a queste condizioni come quando i giorni di altissime temperature sono solo due".

Davide Neri

"Gli impianti intensivi sono un sistema complesso, complicato, con un cambio climatico che influisce drasticamente. Quindi io stasera non ho alcuna ricetta per voi, ma vi esorto a guardare i vostri peri con un occhio diverso, specialmente partendo dall'apparato radicale, perché quella è la parte fondamentale".

"Quando vi trovate tutte le foglie della pianta a 35°C, si va a foto-inibizione e poi necrosi. Queste sono realtà. ma anche in inverno possono esserci condizioni critiche: una temperatura di 25° dell'aria in gennaio è 'tossica' per una pianta di pero - ha ribadito Neri con la passione tipica di chi crede e ama il proprio lavoro di ricerca e insegnamento -. Irrigate prima di maggio perché non piove, e se tardate perderete tante piante. Bisogna ragionare su nuovi modi di piantare, su potatura, concimazione, irrigazione, sui portinnesti, sulle varietà e con la consapevolezza del tipo di vigore che si ha. Non c'è più nulla di scontato: fare come abbiamo sempre fatto è perdente".

Davide Neri

Stefano Foschi, responsabile team tecnico Unapera, ha raccontato le sue valutazioni rispetto al progetto e al futuro della coltivazione del pero. "La ricerca è supportata da tantissime aziende e Op - ha esordito Foschi - e andrà avanti fino al primo step del 2025, ma poi proseguirà. La prova scenario ha prospettiva fino al 2030. Si tratta di intercettare la disponibilità di mezzi tecnici nel medio periodo, e capire dove stiamo andando con dati strumentali e non a sentimento".

Stefano Foschi

Foschi ha espresso un concetto non sempre dibattuto: "I tecnici di campagna e i frigoristi, cioè i responsabili della conservazione, devono confrontarsi e dialogare di più. Fronte cotico erboso: non deve essere una pratica periodica, ma ragionare sul 'restart' con inerbimento controllato dopo la lavorazione. Non c'è la ricetta buona del cotico erboso per tutte le aziende, ma con il cotico erboso la maculatura può avere vita più facile. Il cotico erboso va lavorato nel momento giusto e nella maniera giusta. Ci sono dei rischi, ma poi si deve ripartire con delle strategie nuove".

E ha aggiunto Foschi: "Dobbiamo irrigare con criterio, non se ne può dare di meno di quanto serve, ma va data quella che serve. Inoltre stiamo monitorando psilla e valsa.

Sul post raccolta ha detto: "Il mio sogno è riempire le celle in maniera differenziata, anche a rischio di fare a botte con i frigoristi. e abbiamo visto che le partite irrigate male mostrano conseguenze negative in cella".

Stefano Foschi

"Come Unapera stiamo portando avanti linee tecniche precise. Impianti monovarietali non vanno più bene. Occorre valutare al meglio la scelta dei portinnesti. Per me una buona varietà deve produrre almeno 40 tonnellate l'ettaro".

"Cosa serve per il rilancio della pera" è stato il tema affrontato da Adriano Aldrovandi, presidente Unapera. "Da 40mila a 24mila ettari dal 2011 a oggi: questa la fotografia delle superfici del pero in Italia. In Emilia Romagna abbiamo perso il 40% degli ettari in soli 6 anni. Le quantità in regione sono passati da 500mila a 90mila tonnellate.

Adriano Aldrovandi

"Chiedere 7000 euro all'ettaro di ristori - ha detto Aldrovandi - è chiedere la metà di quanto abbiamo perso in realtà. Per i ristori servirebbero 70 milioni di euro per il nostro comparto soltanto in Emilia Romagna. E' necessario avere oltre 8000 ettari di pere in Emilia Romagna per fare massa critica. La varietà Abate è irrinunciabile, anche se è quella in cui ora abbiamo più difficoltà a produrre. L'Igp inoltre è uno strumento che vale, occorre lavorarci di più".

"Occorre ragionare su 400/500 ettari di rinnovi l'anno con un piano di interventi a fondo perduto per sostenere le aziende con alte percentuali attorno al 70% di finanziamento a fondo perduto. Fondamentale continuare a finanziare la ricerca. Io credo ancora nel settore pere: spero che il sistema ci dia delle risposte" ha concluso Aldrovandi.

Valtiero Mazzotti

Valtiero Mazzotti (direttore Assessorato Agricoltura Regione Emilia-Romagna) ha tratto le conclusioni. "Ho la certezza che il lavoro fatto con Unapera sta dando risultati. Questa sera ho visto un approccio positivo per tutti i progetti di ricerca. In Emilia Romagna abbiamo un disegno e un coordinamento per i progetti e questo è positivo. Assistiamo a un problema produttivo, non più solo commerciale".