La scarsa produzione di mandorle attesa per la prossima stagione spinge gli agricoltori italiani ad adottare strategie e tecniche in grado di limitare ulteriori e future perdite, dovute agli eccessi di caldo e allo sviluppo di organismi nocivi.
L'agronomo Vito Vitelli consiglia ai mandorlicoltori alcune strategie per creare condizioni inospitali allo sviluppo di questi ultimi, mediante una buona e armoniosa gestione della chioma, con mirati interventi di potatura, e alcune soluzioni tecniche pratiche, economiche e a basso impatto ambientale.
Patina biancastra protettiva su foglie di mandorlo ottenuta con l'irrorazione di caolino
"In molti mi stanno contattando dopo gli scarsi risultati di fioritura ottenuti in questa primavera. Diversi agricoltori mi chiedono come limitare le condizioni che predispongono gli attacchi dei fitofagi insidiosi del mandorlo (cimicetta, cicalina e ragno rosso), responsabili della debilitazione dell'apparato fogliare in estate e dell'immancabile interruzione dei processi di differenziazione delle gemme a fiore nella tarda estate. Se sul clima possiamo fare ben poco, sui parassiti invece, considerate anche le restrizioni all'uso dei fitofarmaci, tanto ancora si può fare. Evitiamo di accanirci sulle coltivazioni con insetticidi e/o acaricidi, che, a lungo andare, creano "razze" resistenti e forme di assuefazione al trattamento, oltre a diventare dispendiose e poco sostenibili per l'azienda".
Germogli debilitati da cicaline
La calda estate del 2023 ha favorito alcuni problemi fitosanitari, accentuando l'invasione di acari e provocando una defogliazione precoce della pianta tra luglio e settembre. Il cambiamento climatico limita la mortalità invernale delle forme svernanti di questi fitofagi, che dunque si ritrovano nel periodo vegetativo sempre più aggressivi.
Foglia di mandorlo attaccata da cimicetta
"Purtroppo, si sono visti adulti ancora attivi anche nel mese di dicembre - dice l'agronomo - La combinazione tra una buona gestione della chioma e l'utilizzo di polveri bagnabili, a base di caolino, zeolite, basalto e gesso, somministrate per irrorazione, in combinazione con zolfo, preceduti da prelavaggi alla chioma con sali potassici o sapone molle di potassio, ci consentono non solo di controllare i fitofagi e assecondare i disciplinari di produzione, ma offrono soluzioni economiche e semplici. La patina biancastra generata sulle foglie dalla irrorazione delle polveri micronizzate di caolino, zeolite, basalto e gesso, non solo impedisce all'apparato pungente-succhiante del fitofago di perforare la superficie vegetale, ma permette anche di proteggere la chioma durante il periodo estivo dalle ustioni provocate dalle alte temperature. Importante è inoltre la gestione della chioma: bisogna far arrivare molta luce diretta nella parte interna della pianta, con una potatura mirata. Con alcuni produttori, abbiamo messo in atto alcune strategie, come l'utilizzo dei sali potassici, che vanno a "saponificare" le secrezioni protettive delle colonie, rendendo difficile l'ovideposizione e lo sviluppo delle forme giovanili".
Per maggiori informazioni:
Agronomo Vito Vitelli
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