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Johan Cronjé - GlobalG.A.P.

"Ci sarà sempre bisogno di organismi di certificazione, ma il futuro dell'audit sarà diverso"

"Cinque anni fa dovevamo spiegare il concetto di sostenibilità. Oggi lo conoscono tutti e, tra cinque anni, sarà la vostra licenza commerciale", afferma Johan Cronjé, responsabile sviluppo del prodotto di GLOBALG.A.P.. Durante la recente tappa del tour in Sudafrica, ha esortato i produttori dell'Africa meridionale a prendere parte alla discussione del gruppo di lavoro Environmental Sustainability Solution (ESS).

A destra: un meleto di Langkloof che preserva un'ampia biodiversità

Per i produttori sudafricani, le emissioni Scope 3 - tutte le emissioni associate al commercio internazionale - acquisiranno maggiore importanza e risulteranno più complesse di quanto si possa sembrare.

"Le emissioni Scope 3 sono la categoria di emissioni dei gas serra in cui le cose si complicano. Nella categoria rientrano tutte le emissioni non associate direttamente all'azienda [l'acquirente estero], ma quelle per le quali l'organizzazione è indirettamente responsabile lungo la sua catena del valore. Ad esempio, dall'acquisto dei prodotti dai fornitori all'uso dei suoi prodotti da parte dei clienti. Dal punto di vista delle emissioni, Scope 3 è quasi sempre la categoria più importante".

L'idea di una rendicontazione delle emissioni Scope 3 potrebbe scoraggiare gli agricoltori sudafricani, a causa delle emissioni di gas serra associate al trasporto marittimo, ma la questione ha diverse sfumature. "Il settore floristico ha dimostrato che bisogna fare attenzione nel formulare ipotesi. Uno studio condotto nel 2018 indicava che le emissioni di gas serra derivanti dal trasporto aereo di rose provenienti dall'estero (Kenya) erano da quattro a sei volte inferiori a quelle derivanti dal riscaldamento delle serre nei Paesi Bassi".

Molti rivenditori e commercianti, importatori o imballatori si sono anche impegnati a raggiungere obiettivi basati sulla scienza (SBTi) e sia la direttiva Ue sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD) sia l'iniziativa SBTi prevedono obblighi di rendicontazione delle emissioni Scope 3. Commercianti, rivenditori e industrie associate dovranno fornire i risultati relativi alla produzione delle materie prime che acquistano.

Green Deal europeo
Il Green Deal dell'Ue fornisce il quadro generale per gli sforzi comunitari in materia di sostenibilità, attraverso iniziative come la Direttiva di reporting sulla sostenibilità aziendale e la Strategia Farm to Fork.

"Dal 2025 (alcuni elementi di rendicontazione sono stati posticipati), i rivenditori europei (società quotate), utilizzando i dati del 2024, avranno l'obbligo legale di compilare e presentare il rapporto annuale sulla sostenibilità aziendale. Il requisito si applica anche a molti dei più grandi importatori/commercianti/confezionatori. Molti tra loro sono impegnati a raggiungere gli obiettivi SBTi, con i relativi obblighi di rendicontazione delle emissioni Scope 3, quindi dovranno fornire i risultati per la produzione delle materie prime che acquistano".

La Direttiva di reporting sulla sostenibilità aziendale si applica anche alle società extraeuropee con un fatturato superiore a 150 milioni di euro nell'Ue (tra gli altri requisiti) e sarà adottata a partire dalla metà del 2026. L'obiettivo dell'ESS (Environmental Sustainability Solution), ancora in fase di sviluppo, è una soluzione di sportello unico per i produttori per quello che riguarda la sostenibilità ambientale e un unico revisore per il controllo della conformità dell'azienda.

Utilizzo dei dati
"Siamo pienamente consapevoli del crescente onere derivante dall'obbligo di sottoporsi agli audit (verifica della correttezza dei dati di bilancio e delle procedure di un'azienda, ndt) e del conseguente logoramento degli agricoltori", riconosce Cronjé. "Il nostro obiettivo è quindi rendere la soluzione di sostenibilità ambientale quanto più flessibile possibile, basata su principi della doppia materialità che riconoscano rischi e opportunità non solo finanziari, ma anche sociali e ambientali".

La condivisione e il reporting dei dati è una questione molto delicata. La privacy e la sicurezza dei dati non sono negoziabili. Gli agricoltori rimangono sempre i proprietari dei dati e hanno l'ultima parola sul loro utilizzo.

"Inoltre, crediamo che i dati raccolti potrebbero e dovrebbero avvantaggiare l'agricoltore, oltre a consentire la conformità normativa e il reporting. Un buon esempio è il nostro strumento IDA sviluppato per il settore dei fiori e delle piante ornamentali, che fornisce ai produttori rapporti dettagliati sulle loro prestazioni rispetto ai loro omologhi su vari indicatori raccolti, ad esempio l'uso di fertilizzanti e prodotti fitosanitari".

Per alleggerire ulteriormente l'onere degli audit sui produttori, è stata sviluppata una soluzione per il benessere dei lavoratori, al fine di colmare il divario esistente nella gestione delle attività dei lavoratori in subappalto nelle aziende agricole e negli impianti di confezionamento.

Lasciamo che sia la tecnologia a farsi carico di parte dell'audit
Cronjé, esperto agronomo, consiglia agli agricoltori di fidarsi della scienza, perché molte pratiche agricole che stanno emergendo sono in realtà già state studiate e praticate sotto altri nomi, come l'agricoltura senza aratura e quella conservativa.

Inoltre, Cronjé consiglia di fidarsi della tecnologia che è già diventata parte integrante dell'agricoltura: monitoraggio automatizzato o da remoto dei livelli di umidità del suolo, della biomassa e dello stress idrico, del percorso e dei tassi di applicazione di un'irroratrice e inserimento dei dati acquisiti nei processi decisionali. "Integrare la tecnologia degli smartphone nei sistemi di gestione dell'azienda agricola può avere un enorme impatto sull'onere dell'audit, poiché la registrazione e il reporting in tempo reale possono eventualmente ridurre il tempo trascorso in azienda dall'auditor".

Ci sarà sempre bisogno di organismi di certificazione, secondo Cronjé, ma si prevede che le checklist del futuro saranno "totalmente diverse: il revisore non dovrà occuparsi dell'amministrazione. Un futuro possibile è quello in cui è l'intelligenza artificiale a controllare i dati e segnalare la necessità di un ulteriore check da parte dell'auditor. Il revisore non avrà bisogno di stare in ufficio a sbrigare le pratiche burocratiche e potrà controllare quattro o cinque aziende agricole al giorno. Queste sono mie considerazioni su come potrebbe essere l'audit nel futuro".

Per maggiori informazioni:
Johan Cronjé
GLOBALG.A.P.
[email protected]
www.globalgap.org

Data di pubblicazione: