Il settore pere è in grave difficolta, ma una sala gremita di tecnici, agricoltori e operatori conferma che c'è la volontà di superare i problemi e rilanciare il comparto. Ieri 13 giugno 2024 presso la Fondazione Navarra a Ferrara il CSO ha co-organizzato l'incontro "La pericoltura tra difficoltà e nuove prospettive". Quasi 200 i partecipanti.
Il Cavalier Paolo Bruni
Coordinato da Paolo Bruni, presidente del CSO, il convegno è servito per fare il punto sulle difficoltà degli ultimi 5 anni. "Fra cimice, maculatura, siccità, gelate, alluvione, trombe d'aria, mancanza di principi attivi, gli agricoltori vivono ogni giorno una guerra, ma inermi - ha esordito Bruni - Per tornare a produrre occorrono ricerca scientifica e organizzazione. Per lo meno, il comparto pere negli ultimi anni ha fatto molto sul fronte organizzativo, attraverso la sinergia pubblico-privato".
Nicola Gherardi
Nicola Gherardi, presidente della Fondazione Navarra, ha detto che "la Fondazione è la casa degli imprenditori agricoli della provincia di Ferrara. Il comparto ha un problema di competitività, ma non ci arrendiamo, abbiamo ancora fiducia nella frutticoltura, ma serve ricerca. L'8 marzo 1923, i fratelli Navarra donarono il loro patrimonio (1400 ettari) per creare una fondazione a supporto della ricerca a favore dei giovani agricoltori. Oggi come allora, la ricerca ha bisogno del sostegno di tutti".
Elisa Macchi
Elisa Macchi, direttrice del CSO, ha fornito alcuni numeri. "Da una resa di 24 tonnellate per ettaro nel 2018, si è giunti a livelli minimi di 6 tonnellate. In media, il crollo da allora è di un 50% almeno. Ciò ha comportato, nel 2023, non solo il mancato reddito per le coltivazioni di pera Abate, ma una perdita annuale media di 13mila euro l'anno/ettaro, a causa dei costi fissi. La conseguenza è che si abbattono i frutteti, con un calo del 33% delle superfici (da 27mila a 17mila ettari in 13 anni). In Emilia Romagna la flessione è stata del 38%".
"Nel 2024, in Italia gli ettari coltivati a pere sono 24mila, con un calo del 29% sul 2018. In Emilia Romagna ogni anno sono stati abbattuti 2000 ettari con soli 250 nuovi ettari creati l'anno. Rispetto alle varietà, tutte calano, a parte Carmen, rispetto al 2011. Con gli ettari attuali, il potenziale produttivo italiano è di 560mila tonnellate, più di quanto comunque produciamo con il kiwi".
"Se riuscissimo a risollevarci, saremmo ancora un Paese capace di dire la propria, nel settore pere", ha sottolineato Bruni.
Mauro Grossi
Mauro Grossi, presidente Consorzio della pera dell'Emilia Romagna Igp, ha ricordato che Belgio e Paesi Bassi sono i due competitor maggiori. In passato, la perdita dei mercati di Russia e Libia ha riversato nel mercato europeo forti quantità. "Oggi abbiamo 4000 ettari di prodotto certificato. Esiste il rischio che il consumatore perda l'abitudine all'acquisto. Servono sostegni per la ricerca e la promozione".
Una delle due sale gremite
"Abbiamo tutti gli strumenti, mancano solo le pere", ha sottolineato Bruni.
Il ricercatore Stefano Foschi
Stefano Foschi, coordinatore della ricerca in Unapera ha fatto il punto sulla situazione. "Io sono per la condivisione delle idee, dei progetti e dei risultati. I progetti hanno un arco temporale di medio periodo. Quello denominato "A.MA.Pero" riguarda la lotta alla maculatura, con lo scopo di trattare meno, ma di ottenere ottimi risultati di difesa. Svolgiamo prove, (Scenario 2030), ad esempio senza utilizzare quei principi attivi che probabilmente saranno eliminati. Poi abbiamo ricerche per la parte prettamente tecnica: difesa, impiantistica e irrigazione. Fondamentali anche le prove sui portinnesti. Il cotico erboso funziona, ma non sempre e non sempre a casa di tutti. Sul post-raccolta, la ricerca punta a ottenere soluzioni tali da consentire la conservazione dei frutti colti più maturi, individuando quali sono le partire che possono essere conservate più a lungo e quali invece nel breve periodo, con celle differenziate rispetto all'indice di rischio rispetto al riscaldo molle e superficiale".
"Una nuova possibilità è data da Abate innestata su Conference autoradicato (resistente alla maculatura). I nuovi impianti non possono essere monovarietali, e servono impollinatori", ha concluso Foschi.
Michele Mariani
Michele Mariani, tecnico della Fondazione Navarra, ha riportato alcuni degli errori che gli imprenditori devono evitare nel progetto e gestione di un impianto. "Occorre cambiare varietà ogni 4 file. Osmie e bombi sono migliori delle api, per impollinare. Nei nuovi impianti mettere altre varietà alternate, mentre nei vecchi o sostituire o reinnestare alcune piante. E sulle nuove varietà, non correte rischi, piantatene al massimo il 5%, lasciate correre a noi i rischi delle prove e poi vi daremo i risultati".
Adriano Aldrovandi
Adriano Aldrovandi, presidente di Unapera, ha detto: "Sono nato in una casa in mezzo a un pereto e non ho nessuna intenzione di smettere di coltivare pere. Con Unapera gestiamo il 70% delle pere dell'Emilia Romagna e abbiamo un'organizzazione commerciale che si confronta e condivide. Abbiamo stretto collaborazioni importanti con numerose catene della Gdo italiana, che hanno valorizzato le nostre pere Igp. Sono 5 anni che non produciamo, e non guadagniamo, e la carenza di liquidità è il problema principale per le aziende del nostro settore. Serve sostegno dalla Regione e dal Governo".
"Come risolvere i vari nodi? Occorrono miglioramento varietale e brevetti, ricerca applicata, razionalizzazione e standardizzazione, recupero delle superfici, piano economico finanziario speciale. Chiudo con un pensiero: servono interventi più significativi perché la pera è un bene di tutti, con una valenza sociale per via del grande indotto che crea", ha concluso Aldrovandi.
L'assessore regionale all'agricoltura Alessio Mammi
L'assessore Alessio Mammi ha tratto le conclusioni, assicurando che proseguirà il sostegno della Regione Emilia Romagna al comparto. "Oggi abbiamo vissuto un momento importante, che ha posto in luce aspetti fondamentali. Prima di tutto, c'è un sistema che lavora insieme. Secondo elemento: sono coinvolte persone di grande spessore e competenze. Infine, c'è la consapevolezza dei risultati di un lavoro intenso, svolto in soli due anni. E non dimentichiamo che negli ultimi anni si sono verificati eventi disastrosi per la frutticoltura in generale e in particolare per la coltivazione delle pere. Sono state eliminate dall'utilizzo alcune molecole per la difesa che hanno dato il colpo di grazia al comparto".
"La pericoltura non può essere perduta; il suo salvataggio è il nostro obiettivo", ha concluso Mammi.