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Ne ha parlato l'esperto Stefano Foschi al recente convegno di Unapera

Come realizzare un nuovo impianto di pero: indicazioni tecniche

La coltivazione del pero sta attraversando un periodo drammatico, in Italia, specialmente in Emilia Romagna, ma vi sono ampi margini per risalire la china, se si incrementa la ricerca e se la base produttiva cambia certe impostazioni ormai superate. Sono solo alcuni dei concetti emersi la scorsa settimana durante il convegno svoltosi a Ferrara (presso la Fondazione F.lli Navarra) e organizzato da Unapera con la collaborazione del CSO.

Stefano Foschi, coordinatore di ricerca e sperimentazione di Unapera, ha illustrato quanto è bene rimodellare il comparto alla luce degli studi degli ultimi anni.

"La situazione ideale per un nuovo impianto di pero è che sia costituito da più varietà, in modo da favorire l'impollinazione incrociata nella maniera più efficiente possibile. Il consiglio è di proporre blocchi della stessa varietà di 4/6 file, affiancati a una varietà compatibile. Prevedere da inizio fioritura anche l'impiego di insetti pronubi (api, bombi e osmie). L'impianto di copertura è fortemente consigliato".

Sul fronte della difesa antibrina, Foschi ha ribadito concetti noti, ma sempre utili da ricordare. È consigliata la messa in opera degli impianti antibrina, che va tarata in base alle disponibilità aziendali e comprensoriali di acqua. "Se vi è una buona disponibilità idrica, si può prevedere un impianto sovrachioma a basso consumo. Con media disponibilità di acqua, meglio optare per un impianto sottochioma. Se invece non vi è acqua a sufficienza, occorre ripiegare sui ventoloni".

Stefano Foschi

Riguardo all'irrigazione, per i nuovi impianti si consiglia di utilizzare due manichette opportunamente distanziate (non meno di 60 cm), oppure lo sprinkler. "Consiglio irriguo per gli impianti in produzione o comunque già in campo: aggiungere ove possibile una manichetta (sempre distanziandole e non affiancandola a quella precedente), oppure rispolverare l'utilizzo del rotolone, di modo da favorire una ripresa della colonizzazione, da parte delle radici, di nuove nicchie di suolo" ha precisato l'esperto.

"Sul fronte dei portinnesti, nel caso di situazione pedologica in cui il cotogno presenta problemi di fallanze e degenerazione degli impianti per Abate, si consiglia di prevedere l'utilizzo di un portinnesto più vigoroso. A oggi, le conoscenze acquisite dal comparto tecnico UnaPera permettono di individuare nella combinazione di Abate innestata su Conference autoradicato quella che offre il miglior compromesso tra vigoria non eccessiva, entrata in produzione non troppo posticipata, e produzione (quantità, costanza e qualità). Per particolari situazioni, ove il tecnico e l'azienda hanno pregresse esperienze, si può consigliare l'utilizzo di Autoradicato Abate diretto o Farold 40".