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Il cotogno non è più l'unica possibilità

Abate, quale portinnesto scegliere?

Da un lato la coltivazione del pero è in crisi, ma dall'altro vi sono ricercatori che stanno lavorando per trovare possibili soluzioni anche dal punto di vista agronomico. Se ne è parlato la scorsa settimana durante il convegno (cfr. FreshPlaza del 14/06/2024) svoltosi a Ferrara (presso la Fondazione F.lli Navarra) e organizzato da Unapera con la collaborazione del CSO.

Michele Mariani

Uno dei temi trattati ha riguardato la scelta dei portinnesti. Michele Mariani, ricercatore presso la Fondazione per l'agricoltura F.lli Navarra di Ferrara, ha affrontato l'argomento portinnesti con particolare dovizia. "Per un impianto nuovo di Abate, ritengo che chi si è trovato bene finora con i cotogni è giusto che continui su questa strada. L'unico consiglio che ci sentiamo di dare è quello di aver cura di sistemare perfettamente il terreno in preimpianto e gestire i primi anni la pianta come si faceva negli anni '80. Vale a dire evitare piante eccessivamente ramificate e tagliarle all'impianto per riequilibrare chioma e radice".

Però vi sono anche delle alternative al cotogno e Mariani ha riportato l'esempio di impianti realizzati specialmente in Romagna utilizzando alternative che stanno dando risultati anche soddisfacenti. "Ci sono tre tipi di impianto - ha affermato il ricercatore - In preraccolta dal 2017 abbiamo visitato sempre gli stessi tre impianti caratterizzati uno da Farold e Autoradicato Conference; uno autoradicato diretto; l'ultimo autoradicato diretto e autoradicato Conference".

Michele Mariani

"Gli impianti già in produzione sono longevi (impianti di 30 anni), efficienti e omogenei e non mancano piante. rese elevate (più di 30 ton a ettaro) e i frutti presentano forma e rugginosità tipica dell'Abate. Perché sono tornate di moda queste radici? È giusto dire che la vera novità sia la Conference autoradicata impiegata come portinnesto, anche se presenta una partenza molto complicata".

Le altre due soluzioni sono state testate nel passato (e qualche vecchio impianto è ancora presente) per poi essere scartate a favore dei vari cotogni. Oggi se ne torna a parlare perché servono piante con una prestanza maggiore, che il cotogno non sembra più in grado di garantire", ha precisato.

Interessante anche il tema degli impollinanti. "La combinazione ideale è data da un frutteto multivarietale con cambio ogni 4 file. In alternativa 4 file della varietà principale e 2 file di quella impollinante (magari cambiandola). Inserire insetti impollinatori: le api sono poco attratte dai fiori di pero (in particolare di Abate), meglio usare le Osmie e i Bombi. Proprio con le Osmie è stata condotta una sperimentazione di 3 anni presso il nostro frutteto sulla varietà Abate. Infine, è bene non fidarsi della partenocarpia", ha concluso Mariani.