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Associazione italiana fungicoltori

Dal substrato dei funghi un concime organico per l'orticoltura

L'aumento del fabbisogno alimentare, ha comportato l'adozione di un'agricoltura indirizzata di tipo intensivo, causando un impoverimento della sostanza organica nel terreno e diminuzione della sua fertilità. Tra le soluzioni in grado di contenere la perdita di sostanza organica nel suolo, ci sono le concimazioni organiche. L'apporto avviene principalmente con l'utilizzo di deiezioni zootecniche, ma negli ultimi anni vi è una crescente disponibilità di altre fonti, quali il compost spento di fungaia.

"L'Associazione italiana fungicoltori - dichiara Andrea Prando presidente dell'Associazione - da anni svolge l'attività di divulgazione circa le peculiarità del prodotto finale derivante dal terreno di coltivazione che, dopo il ciclo produttivo dei funghi, è ancora di grande aiuto per molte coltivazioni".

Il substrato di coltivazione (SMC) per lo Champignon (Agaricus bisporus) viene preparato utilizzando materie prime costituite da paglia di frumento, letame di cavallo, pollina e con aggiunta di gesso. Uniformemente miscelata e umidificata la massa viene fatta fermentare in appositi tunnel per circa due settimane, con temperature che vanno dai 40°C agli 80°C.
A questo punto, il substrato viene trasportato in un altro tunnel e sottoposto a un processo di "pastorizzazione" a 58°C per otto ore, al fine di liberare il substrato dai vari patogeni e cui segue una fase di condizionamento a 48°C per una settimana.

Durante tali processi, grazie all'opera di batteri, attinomiceti e funghi termofili, avviene una profonda trasformazione del composto, che lo rende particolarmente selettivo per lo sviluppo del micelio. Dopo essere stato raffreddato a 25°C, il substrato viene "seminato" miscelando meccanicamente un litro di seme per quintale; il seme è costituito da cariossidi di cereali invase dal micelio. Il composto così seminato viene di nuovo caricato in un tunnel dove si procede alla "incubazione", ossia all'invasione del substrato da parte del micelio; tale processo dura circa due settimane e la temperatura della massa è mantenuta intorno ai 23°/ 25°C.

Un buon composto incubato deve avere umidità del 65/68%, pH di 6,2/6,5 e azoto totale del 2,2/2,4% sulla sostanza secca. Il substrato è ora pronto per essere trasportato nelle stanze di coltivazione.

Per quanto riguarda i risultati agronomici delle prove di coltivazione, si può affermare che l'utilizzo di substrato spento di fungaia può essere una valida alternativa alla concimazione minerale, specialmente per quelle colture, come ad esempio il porro, che hanno un ciclo di coltivazione lungo. Come altre matrici organiche, infatti, richiede tempi di mineralizzazione lunghi.

Se utilizzata per colture a ciclo breve, come ad esempio lattuga, può rivelarsi più efficace una concimazione mista, costituita da una parte di matrice organica e una frazione minerale, in modo da soddisfarne le esigenze nel breve periodo. In alternativa, si potrebbe sfruttare la fertilità residua dopo una coltura che ha tempi colturali più lunghi, ipotizzando una successione colturale porro-lattuga.

"La sperimentazione finora condotta - precisa Prando - ha fornito eccellenti risultati e attualmente sono in corso delle prove di coltivazione su altre specie orticole, di particolare interesse commerciale. Da considerare tra gli aspetti positivi il possibile incremento della percentuale di sostanza organica del suolo, risultato che può essere applicato in terreni poveri o fortemente soggetti a sfruttamento".

Risulta inoltre molto importante ribadire il potenziale nutrizionale delle matrici utilizzate al fine di evitare la distribuzione di dosi eccessive che, se da un lato potrebbero accelerare l'accumulo di sostanza organica nei suoli, dall'altra causerebbero un aumento repentino della salinità, squilibrio tra i nutrienti e impatto ambientale.

Scarica qui lo studio