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Bisogna usare le acque reflue per salvare gli agrumi

Annus horribilis per l'agricoltura siciliana: produzione e impianti a rischio siccità

Nessuno a memoria d'uomo ricordava un'annata così drammaticamente sfavorevole e, probabilmente, nessuno mai la dimenticherà. A fare un'attenta analisi dello stato attuale che colpisce in maniera devastante l'agricoltura siciliana, a causa della siccità prolungata, è Vincenzo Lo Meo, agronomo e libero professionista con un'importante esperienza nel comparto agricolo.

Vincenzo Lo Meo

"Dopo la crisi di mercato che ha costretto a raccogliere anche a 0,15 €/kg quando il costo di produzione oscilla da 0,42 a 0,47 €/kg, tanto che in alcuni casi non si sono raccolti i limoni invernali - spiega Lo Meo - e dopo un esordio non entusiasmante della produzione estiva con i bianchetti a 0,50 €/kg, la siccità e la mancanza di acqua stanno mettendo a rischio l'intera produzione estiva di quest'anno e quella dell'intera prossima annata".

Possibili danni agli impianti
"Il mercato, in questa triste estate, non promette bene - aggiunge l'agronomo - essendo già arrivata la produzione d'oltremare del Sudafrica e quella, prossima, dell'Argentina. Per la prima volta dal 1926, quando arrivò l'acqua dal lago di Piana degli Albanesi, non si riuscirà a irrigare a causa della carenza idrica che deve ancora fare i conti con la calura estiva. Tutto ciò mette a serio rischio la sopravvivenza delle piante, oltre a causare la perdita della produzione".

L'esperto avverte: "Senz'acqua non si potranno raccogliere i limoni bianchetti – avverte l'esperto - Inoltre, la siccità sta determinando un'eccessiva cascola dei frutticini allegati in questa primavera. Se dovesse perdurare, comprometterà la capacità produttiva futura delle piante, soprattutto negli areali con suoli prevalentemente sabbiosi o dove non sono disponibili risorse idriche alternative. Ed è ciò che sta già avvenendo in alcune contrade di Palermo. In Sicilia non sono solo le campagne a soffrire la mancanza d'acqua, e ciò implica scelte prioritarie: l'acqua proveniente dalla diga Rosamarina, sul fiume San Leonardo, è stata tutta deviata per le esigenze della città di Palermo e nessuna fornitura è stata riservata per le campagne della fascia costiera palermitana".

"Si è messo così in moto, purtroppo tardivamente - conclude Lo Meo - il tentativo di riattivare pozzi che attingono alle falde freatiche e che erano stati abbandonati da oltre vent'anni, con l'impiego di nuove pompe, portando di nuovo l'energia dove era stata dismessa. Si sta provvedendo a predisporre nuove tubazioni aeree e opportune derivazioni, immettendo l'acqua in una rete, a cielo aperto, ormai in stato di notevole degrado. Il tutto allo scopo di assicurare qualche irrigazione di soccorso e salvare gli impianti, frutto di sacrifici di intere generazioni".

Recuperare le acque reflue per l'irrigazione
"Alcuni pozzi esistenti e alcuni scavati in fretta per l'occasione – rivela il tecnico - sono, poi, a rischio di salinizzazione. L'abbassamento della falda comporta un concreto rischio di intrusione delle acque marine, con ulteriore compromissione del già delicato equilibrio che ha ripercussioni sulla loro qualità ai fini irrigui. Non piovendo e non arrivando acqua, si prospetta una situazione mai vissuta, con drammatiche ripercussioni sulla già fragile economia agricola della fascia costiera della Sicilia occidentale. Questa è una situazione strutturale che non si può certo risolvere in poche settimane, ma che si sarebbe dovuta affrontare per tempo con scelte e investimenti dedicati. Si deve mettere in cantiere e riprendere da subito, almeno, il percorso della utilizzazione delle acque reflue depurate, idonee all'irrigazione delle (sole) colture arboree, non potendoci più permettere di sprecare tale risorsa".

Per maggiori informazioni:
Dr. Agr. Vincenzo Lo Meo
[email protected]