A seguito dei tragici eventi legati alla morte del bracciante indiano Satnam Singh, il Governo ha avviato una serie di ispezioni per contrastare e prevenire situazioni di sfruttamento nel settore agricolo. Anche le aziende del comparto ortofrutticolo sono direttamente interessate. Il 3 luglio, Carabinieri e Ispettorato del Lavoro hanno effettuato un servizio di vigilanza straordinaria, concentrandosi sulle province di Latina, L'Aquila, Torino, Cuneo, Rieti e Caltanissetta. Durante questa operazione, sono stati scoperti centinaia di lavoratori in nero e due aziende su tre sono risultate irregolari. Approfondiamo la complessa normativa che disciplina il contrasto al lavoro irregolare e allo sfruttamento della manodopera con l'avvocato Gualtiero Roveda, consulente di Fruitimprese.
L'avvocato Gualtiero Roveda
"Il dato più allarmante emerso dalla maxi-ispezione – esordisce Roveda - riguarda l'alto tasso di irregolarità riscontrato nelle aziende agricole: ben il 66,45% delle imprese ispezionate è risultato irregolare. Inoltre, il 30,03% dei lavoratori era impiegato in modo irregolare e il 10,53% lavorava completamente "in nero". Questo evidenzia un problema significativo che non può essere ignorato. Particolarmente rilevante è la situazione dei lavoratori extracomunitari, con il 39,18% di loro impiegati irregolarmente. Sono stati emessi 128 provvedimenti di sospensione dell'attività imprenditoriale. Le ammende e le sanzioni amministrative hanno raggiunto un totale di 1.686.161 euro. Sul fronte penale, 171 persone sono state deferite all'Autorità Giudiziaria, con 157 responsabili aziendali accusati di violazioni della normativa sulla salute e sicurezza sul lavoro".
Secondo i dati Istat, sono 230 mila i braccianti vittime di sfruttamento e abusi, con contratti inesistenti e paghe giornaliere che variano dai 15 ai 35 euro, spesso inferiori a due euro all'ora. Questi lavoratori sono obbligati a operare senza una chiara definizione dell'orario di lavoro, con salari stabiliti in modo arbitrario, privi di strumenti di sicurezza e senza alcuna copertura assistenziale o previdenziale. Tra di loro, 55.000 sono donne che subiscono una triplice forma di sfruttamento: lavorativo, retributivo e sessuale.
Continua Roveda: "Secondo il Rapporto citato, l'articolo 603 bis del Codice penale che punisce il 'caporalato' è risultato uno strumento fondamentale nella repressione dello sfruttamento del lavoro, consentendo di affrontare in maniera più incisiva il fenomeno e rendendo visibile e penalmente rilevante un problema che spesso restava nascosto. In linea di massima, la norma è stata ben interpretata dai magistrati. Tuttavia, ciò non toglie che chi si è visto applicare ingiustamente una misura cautelare ha vissuto momenti drammatici. Pertanto, sarebbe opportuno chiarire le linee guida per ispettori e inquirenti, in modo da lasciare il minor spazio possibile a interpretazioni personali".
"Un caso emblematico del 2020 ha visto coinvolto un imprenditore agricolo di Matera per lo sfruttamento di braccianti impiegati nella raccolta delle fragole. Il Tribunale della Libertà di Cosenza ha annullato la misura cautelare imposta all'imprenditore, considerando che la leggera differenza retributiva di circa 3 euro al giorno rispetto ai contratti collettivi nazionali e l'assenza di guanti nella raccolta delle fragole non erano sufficienti per configurare le condizioni di sfruttamento previste dall'articolo 603 bis del Codice penale", conclude l'avvocato.