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Le considerazioni di Maurizio Manfrin del Consorzio dell'Agro Pontino

L'idea di un prezzo minimo per i prodotti ortofrutticoli è e rimane impraticabile

Le tragiche vicende dello scorso mese hanno generato una mobilitazione nell'agro-pontino: i sindacati dei lavoratori chiedono che venga riconosciuto ai braccianti un salario maggiore, in un contesto in cui la manodopera è di fondamentale importanza per l'agricoltura e di conseguenza per gli imprenditori agricoli. I quali, essendo a loro volta anello debole in una filiera che opera su vasta scala, non nascondono la preoccupazione circa un potenziale scenario insostenibile di costi di produzione. Rinasce così, come già in tante precedenti occasioni, l'accorata richiesta dei produttori di vedersi riconoscere prezzi minimi garantiti.

"Nel contesto di un mercato globale, parlare di prezzi minimi mi sembra un po' riduttivo, anche perché la situazione è complessa. Basti considerare che non siamo certo gli unici a produrre. Proprio per questo, quando i prezzi delle merci interne aumentano, i retailer si rivolgono all'estero per acquistare a prezzi più bassi. Così commenta Maurizio Manfrin, presidente del Consorzio dell'Agro Pontino.

"Dovremmo dare spazio al libero mercato e al rapporto tra domanda e offerta per stabilire il prezzo, nonché il rispetto dei costi di produzione, piuttosto che fissare un prezzo minimo, così da assicurare una minima marginalità al produttore. Imporre dei paletti sarebbe quasi come fare cartello. Piuttosto credo che ci siano tutte le condizioni, e credo che a questo punto sia necessario, per creare un tavolo di lavoro per l'agricoltura, meglio se locale, al quale partecipino tutti gli addetti ai lavori compresi gli imprenditori agricoli, i quali conoscono bene la realtà del posto".

"Quanto alle richieste che pervengono dai sindacati dei lavoratori - dice il presidente - si tratta di un aumento contrattuale che andrebbe dal 6 al 10%. Tale variazione, monetizzata, oscillerebbe tra 0,70 e 1 euro in più per ora. Noi a tale proposta stiamo cercando delle soluzioni alternative a livello provinciale. C'è anche da dire che, rispetto al passato, nell'agro pontino il numero delle giornate medie annue per lavoratore è aumentato: a oggi sono 114 le giornate medie lavorate dai braccianti agricoli. Inoltre, sono aumentati anche i lavoratori regolari. Di contro, però, sono proprio gli utili delle aziende a diminuire se non a sparire del tutto, per cui sarebbe davvero complicato dover remunerare maggiormente la manodopera, a meno che non si possa trovare una soluzione con il governo definendo, alla luce del quadro congiunturale, un percorso più agevole per le imprese sotto il profilo tributario".

"Sotto l'aspetto umano, mi sento di dire - commenta Manfrin - che riterrei utile raccontare un'altra storia, la storia di chi si è integrato, di chi lavora regolarmente, la storia di chi vive con la propria famiglia, frequenta le nostre scuole, e vive la realtà locale pensando e cercando un futuro migliore. Ognuno può seguire i propri personali culti religiosi e rispettare le tradizioni, nel nostro territorio. Alcuni lavoratori, prima stagionali, sono diventati piccoli imprenditori di varie realtà economiche, a conferma dello spirito inclusivo della nostra comunità".

"Tutto questo per dire che in merito alla gestione dei lavoratori sarebbero necessarie poche norme, chiare e di semplice applicazione, riuscendo al contempo a non ridurre le marginalità degli imprenditori agricoli".

"La parola magica, qui, è equilibrio, non vantaggio, né profitto. L'equilibrio resta, il profitto va e viene. Serve un vocabolario nuovo. Servono responsabilità, rispetto, coscienza e orientamento al futuro. Le aziende, non sono soggetti economici con una responsabilità sociale, ma sono soggetti sociali con una responsabilità economica. Servono visioni e il tempo per realizzarle. E serve qualcuno che si assuma la responsabilità di guidare questo cammino con umanesimo e un pizzico di coraggio", conclude Maurizio Manfrin.

Nel frattempo, va ricordato che la gestione della manodopera e il suo possibile sfruttamento è una questione che riguarda tutto il territorio nazionale, piuttosto che una specifica zona, motivo per il quale è nata una collaborazione tra Agea e INPS nella lotta al caporalato, con una sinergia sul campo. Il Decreto Legge agricoltura istituisce una banca dati inter-operativa tra INPS e Agea al servizio di tutte le istituzioni interessate per sviluppare una strategia congiunta di contrasto al fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. Agea avrà un ruolo fondamentale mettendo a disposizione dati precisi e certificati sulle aziende agricole, che verranno inseriti in una banca dati comune, dalla quale potranno attingere gli altri enti, per verificare informazioni relative alle coltivazioni e agli allevamenti realizzati per ciascun anno solare e alle particelle catastali sulle quali si trovano i terreni. L'accordo prevede, inoltre, la creazione di una piattaforma geospaziale con l'utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale per rappresentare elementi di rischio automatici relazionati alla lotta al caporalato.