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Guarda le foto della mostra pomologica!

Senza semi e senza frontiere: ecco il futuro dell'uva da tavola pugliese

Una volta qui era tutta Pizzutella, Italia, Palieri, Regina, varietà tradizionali tramandate da una generazione all'altra di produttori. L'uva da tavola è comunque "regina" nel sud-est barese ma oggi parla la lingua dei breeder internazionali con varietà che già dal brand richiamano paesaggi e sapori lontani: Desert Pearl, Sugar Crisp, Sweet Celebration, Starlight, Exotic Pearl… solo per citare alcune delle varietà i cui nomi sono risuonati nel Palazzo della Cultura di Noicàttaro (Bari) che ha ospitato l'evento conclusivo della seconda edizione di Regina di Puglia-The Apulian Table Grape Network.

Regina di Puglia, convegno Uva da tavola e promozione del territorio

La carica dei breeder
La "rivoluzione" è iniziata poco meno di una ventina di anni fa quando SunWorld, IFG, SNFL subito seguiti dalla californiana ARRA hanno iniziato a testare alcune varietà seedless, senza semi, su questo territorio particolarmente specializzato e che, da solo, vale il 57% dell'uva da tavola italiana. Questo e molto altro racconta a Vincenzo De Mattia, 40 anni, terza generazione di viticoltori, a sua volta tra i quattro fondatori di Food Agriservice, studio associato di agronomi locali, come lui figli di produttori.

Alcune delle varietà esposte nella mostra pomologica - vedi album completo

Sono stati anni interessati ma complicati, spesi a comprendere le differenze tra le pratiche tradizionali di coltivazione, potatura, diradamento e le peculiarità di varietà sempre più richieste dai mercati. "E questo ci ha reso competitivi", dice ancora l'agronomo ricordando i primi successi con le varietà Alison e Scarlotta che su queste terre acquisiscono velocemente una colorazione ottimale, con rese soddisfacenti per un prodotto di qualità.

Oggi le varietà disponibili sono più di cento e l'areale, a volte definito come la "California del Sud", può vantare una seedless autoctona, precoce, a bacca scura: la Maula, nome dialettale di Mola di Bari, uno dei sette comuni (gli altri sono Rutigliano, Castellaneta, Adelfia, Casamassima) che stanno dando vita alla rete delle Terre dell'Uva. Importante, secondo De Mattia, il salto di mentalità che ha richiesto il passaggio a varietà coperte da royalty dentro un progetto di filiera a formula club (per cui i coltivatori sono tenuti a conferire le produzioni alle aziende licenziatarie che le commercializzano). Prima funzionava il sistema dell'asta in campagna, con la vendita a blocco dell'uva. "Tutto ciò – spiega Di Mattia – ha creato una filiera, e il contratto di filiera vuol dire sinergia. Speriamo sia l'apripista per creare una OP".

Clicca qui per l'album sulla mostra pomologica delle uve da tavola

Ora l'80% delle aziende locali ha almeno un ettaro di varietà brevettate in questo territorio in cui 20mila persone, su 26mila residenti, lavorano nella filiera (che conta 700 produttori e 15 aziende di commercializzazione) e in cui l'uva da tavola rappresenta l'80% del valore economico grazie al sole, alla qualità del terreno, alla vicinanza del mare da cui arriva un vento che allontana le muffe dalle viti, che "fa l'uva più contenta".

Ad accompagnare l'innovazione, un'attenzione crescente alla sostenibilità (a partire dal protocollo di protezione integrata e da un disciplinare regionale sui fitofarmaci più restrittivo delle direttive europee) come hanno rivelato le conversazioni con i produttori nel corso delle esperienze di raccolta e confezionamento in campo e in magazzino nel corso di questa edizione dell'evento fortemente voluto dal Comune di Noicàttaro e organizzato con Omnibus Comunicazione. "Un match tra la vostra esperienza, il vostro lavoro, la vostra conoscenza, che qui si stanno intensificando, e quanto di bello possiamo offrire anche in termini di peculiarità territoriale", come ha spiegato il sindaco Francesco Innamorato nella giornata dedicata al B2B.

Formidabili frutti
In occasione di Regina di Puglia, l'Osservatorio di Mercato dell'ISMEA ha fatto il punto sul comparto dell'uva da tavola con una relazione di Mario Schiano Lo Moriello, analista dell'Istituto. Si conferma il trend che vede da alcuni anni la crescita delle superfici dedicate alla viticoltura, dal 2018 la media è del +0,3% l'anno, cui corrisponde un calo piuttosto deciso della produzione (-3% annuo) dovuto ai record di caldo e in parte alla transizione verso le seedless. Dati che in Puglia aumentano di intensità: +0,6 delle superfici, -5,1% delle produzioni. "Tuttavia la qualità è eccezionale e alla minor offerta corrispondono prezzi migliori", osserva Schiano Lo Moriello.

Puglia (57%) e Sicilia (37%) valgono da sole il 94% della produzione con la provincia di Bari che fa quasi un quarto di tutta l'uva da tavola nazionale. Si tratta di un totale di 884mila tonnellate destinate all'esportazione (43%), al consumo interno (38%) in cui la GDO copre il 70% del retail (180 tonnellate su 257) e alla trasformazione (15%). Un settore che vale 640 milioni di euro l'anno alla fase di origine mentre l'export ha realizzato nel 2023 un volume di 821 milioni con un prezzo medio di 2,14 euro al kg.

L'Italia è al terzo posto, col 10% dei volumi, nella lista degli esportatori, dietro al Perù (che lavora in controstagione) e i Paesi Bassi che comprano e vendono pur senza produrre nemmeno un grappolo. Metà dell'export italiano si concentra su Francia e Germania, con Polonia, Regno Unito e Svizzera che seguono a ruota.

Cosa fare per crescere? "C'è bisogno di maggiore aggregazione e di una migliore gestione dell'offerta – spiega a FP, l'analista ISMEA – che consenta ai produttori di condividere le informazioni strategiche (catasto varietale, calendario offerta, previsioni di produzione, monitoraggio degli stock) per acquisire potere contrattuale nei confronti della distribuzione. Dove l'export fa la differenza bisognerà presidiare i mercati tradizionali e cercarne di alternativi ma sostenibili".

Poco prima, parlando al convegno che ha concluso l'evento di Noicàttaro, lui stesso ha raccomandato di "investire nei mercati di sbocco con analisi dei fabbisogni, marketing strategico, attività di promozione, formazione e di educazione al consumo. Segmentazione dell'offerta in modo da offrire a ogni mercato il prodotto che a quel mercato piace". Una intraprendenza che deve essere coordinata e non a carico esclusivo della pubblica amministrazione. Ben vengano dunque, attività di incoming buyers e di promozione come Regina di Puglia.

Innovazione e diversificazione
"Mi raccomando, non la chiami vendemmia, da noi si dice raccolta. La vendemmia si riferisce all'uva da vino, la raccolta è quella per l'uva da tavola. La differenza è profonda e riguarda la cura del grappolo. Da noi la raccolta va da metà giugno all'autunno e il cuore è proprio in questi giorni", dice Germana Pignatelli, urbanista ed esperta di progettazione partecipata nonché assessora allo Sviluppo del Territorio del Comune di Noicàttaro. Assieme al collega all'Agricoltura, Vito Fraschini, e ovviamente al sindaco, Francesco Innamorato, Pignatelli intreccia continuamente riferimenti all'identità e alla cultura territoriale con una proiezione all'innovazione, all'ibridazione di saperi. Il comune di Noicàttaro sta spingendo molto la costruzione del network di comuni per supportare la visione di un territorio che si caratterizzi attraverso l'"uvaturismo".

Germana Pignatelli, Francesco Innamorato, Vito Fraschini

Una visione sostenuta dalla fortissima correlazione tra i flussi dei visitatori stranieri e i volumi di uva da tavola che valicano le frontiere. In questo senso il grappolo è un "prodotto ambasciatore che precede l'esperienza", ha spiegato Stefano Soglia, docente e consulente di marketing turistico e dei servizi, intervenendo al Palazzo della Cultura nell'evento conclusivo di Regina di Puglia. Tra gli spunti forniti alla discussione, Soglia ha segnalato le opportunità della multifunzionalità: riduzione dei rischi, ampliamento della business area, margini non imposti dal mercato ma dal valore percepito (l'esempio è quello delle masserie) e uno sviluppo socio-economico che fa crescere l'identità dei territori e il benessere diffuso dei residenti. Una relazione ricca di dati sui trend del turismo enogastronomico e delle sue ibridazioni con altri settori.

Tenuta Pignataro

"Il contesto rurale – ha spiegato – è ormai un palinsesto per esperienze multitarget, dal residente al turista leisure e business". Tra le sue raccomandazioni finali vale la pena di segnalare quella relativa a un cambio di narrazione con uno spostamento del baricentro dal prodotto all'esperienza, al cliente e al territorio. Uva-turismo dovrà significare servizi e non prodotti in rete con territori limitrofi, turismo regionale, ristorazione e comparto vino, con il giusto rapporto tra pubblico e privato.

Tante piste da seguire per produttori, buyer e stakeholder che certamente torneranno a Noicàttaro alla corte della Regina di Puglia.