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Il pistacchio siciliano diventa sempre più sostenibile per l'ambiente

L'innovazione produttiva riguarda anche le coltivazioni di pistacchio, soprattutto dal punto di vista fitosanitario, affinché siano sempre più sostenibili per l'ambiente e più salubri per il consumo umano.

Microrganismi antagonisti, promotori di crescita, induttori di resistenza, semiochimici sintetici, entomofagi, luce pulsata e impiego della pacciamatura: queste le innovazioni introdotte dal progetto "Clean Pistachio - Innovazioni di prodotto e di processo in campo e in post-raccolta per la valorizzazione del pistacchio in Sicilia", che consentono di valorizzare le produzioni di pistacchio nelle loro varie fasi e lo stoccaggio, con l'obiettivo di ridurre l'impatto ambientale.

Il progetto ha guardato a tutto il comparto della pistacchicoltura siciliana, non solo il pistacchio di Bronte, sebbene il più famoso, mettendo insieme in totale 6 aziende delle province di Catania, Ragusa, Enna e Caltanissetta, oltre alla Cooperativa Smeraldo di Bronte, ente capofila. Svariati studi hanno dimostrato come alcune tecniche di coltivazione ecocompatibili possano meglio adattarsi alle condizioni agricole, socio-strutturali e ambientali nelle quali la coltivazone di pistacchio si esercita.

Coinvolto nel progetto anche il Dipartimento di Agricoltura, Ambiente e Alimentazione (Di3A) dell'Università di Catania, partner scientifico, che ha trasferito alle aziende partner le conoscenze e le tecnologie innovative a ridotto impatto ambientale per ottenere, innanzitutto, un pistacchio di alta qualità.

Le sperimentazioni sono state effettuate non solo sulle piante già esistenti e sul prodotto già raccolto, ma anche sulle giovani piante. Per questo nel progetto è stato coinvolto come partner anche l'Istituto Superiore "Benedetto Radice" di Bronte che ha messo a disposizione 5 mila metri quadrati (Parco Salanitro di Adrano), in cui sono state messe a dimora 150 giovani piante di pistacchio.

Nel nuovo impianto sono state trasferite innovazioni di difesa sostenibili delle giovanissime piante di pistacchio anche attraverso l'impiego di micorrize e di microrganismi antagonisti durante le prime fasi di crescita delle piante. Grazie all'attività di ricerca effettuata nel territorio, sono state recentemente individuate e documentate nuove malattie fungine del pistacchio.