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"L'Orto sull'Albero" del calabrese Francesco Mangano

"Innesto piante di pomodori e melanzane su un albero da vent'anni"

Al recente "Premio Calabria che lavora 2024", organizzato da Asso Calabria e tenutosi a Gioia Tauro, è stato consegnato il riconoscimento speciale Calabria Natura a "L'Orto sull'Albero" di Francesco Mangano. La storia di un uomo di Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, il cui ingegno ha dato vita a una rivoluzionaria metodologia di coltivazione, diffusasi ben oltre i confini della sua terra, suscitando un clamore che ha fatto eco in tutto il mondo.

Classe 1954, Mangano nasce da genitori agricoltori. Primo di sette figli, il lavoro in campagna lo accompagna per tutta la sua infanzia e adolescenza e scopre così la sua passione per gli innesti botanici. A 17 anni si trasferisce in Germania, a Wuppertal, e trova lavoro nel settore tessile. Non dimentica però le sue radici contadine: infatti, affitta un giardino vicino casa e inizia a coltivare melanzane e zucchine, "due ortaggi sconosciuti ai tedeschi negli anni '70", a suo dire. In Germania, il calabrese conosce la moglie Teresa e vi resta 10 anni. Il richiamo per la sua amata Calabria però lo riporta a Taurianova, dove per 36 anni lavora come artigiano, senza mai "tralasciare la sua passione per la natura e per la coltivazione delle piante, e lo studio sui libri di botanica e agricoltura".

Ed è proprio questa sua passione che nel 2003 lo porta a sperimentare il suo primo orto sull'albero. "Tutto è nato nel 1999, nel momento in cui, durante una passeggiata, noto in mezzo a un campo una piantina (rivelatasi poi un Solanum Mauritianum originario del Centro-Sud America), che non avevo mai visto prima e che presentava foglie simili a quelle delle melanzane. Decido di portarla a casa e di farla crescere. Nel 2003 quella piantina diventa un bellissimo albero, che genera grappoli di bacche verdi che a maturazione diventano gialle, e mi viene l'idea di innestarvi piantine di pomodoro e melanzana, acquistate da un vivaio e botanicamente compatibili con il Solanum Mauritianum", racconta Mangano.

Ormai pensionato, dopo oltre venti anni continua a stupire il mondo coltivando melanzane e pomodori su alberi di oltre sei metri d'altezza. "All'inizio sono partito con un unico albero e non nego che ci sono stati anche momenti difficili. Poi, con i primi risultati positivi, ho deciso di piantare altri 15 alberi con i semi del primo esemplare, in due file, in un orto vicino casa e li ho lasciati crescere. Quando sono diventati abbastanza grandi, per qualche anno ho effettuato delle sperimentazioni con innesti di piante di pomodori e melanzane su uno stesso albero. Poi ho capito che era meglio separarli: su una fila ho innestato diverse varietà di pomodoro a crescita determinata (San Marzano, tondo liscio, ciliegino, costoluto e altri), e sull'altra diverse varietà di melanzane (bianca, viola tonda, viola lunga, zebrata, nera e anche la Perlina). In media parliamo di circa 70 piante innestate ad albero, con una resa di 4-5 kg ciascuna".

Le melanzane sono più precoci e si raccolgono già da giugno, mentre per i pomodori si deve aspettare i primi di luglio. "Gelate permettendo, arrivo solitamente ai primi dicembre con la raccolta di questi ortaggi - spiega Mangano - La coltivazione tramite innesto sull'albero offre dei vantaggi, due in particolare: avendo radici profonde, gli alberi cercano da soli l'acqua di cui necessitano e non c'è bisogno di un'irrigazione costante. Si pensi infatti ai problemi legati alla siccità e al risparmio idrico. Inoltre, trattandosi di una coltivazione 'aerea' e quindi molto ventilata, le piante risultano molto meno soggette a malattie fungine o all'attacco di afidi".

Per qualche anno, Mangano ha anche sperimentato innesti con altri tipi di solanacee, geneticamente compatibili: peperoncino, tabacco, patate e bacche di Goji. "Nonostante la mia continua voglia di scoprire i limiti della botanica, ho deciso successivamente di dedicarmi solo a pomodori e melanzane, per via della loro maggiore fruttificazione. Quest'anno, inoltre, ho potato gli alberi abbassandoli da oltre sei metri a circa tre, per una maggiore praticità nella gestione e nella raccolta. Qualcuno ha sempre sostenuto, infatti, che la mia potrebbe definirsi agricoltura acrobatica", afferma sorridendo Mangano.

Non passa molto tempo prima che la notizia dell'orto sull'albero attiri l'attenzione dei media. Emittenti televisive e riviste specializzate, affascinate dalla promessa di una rivoluzione verde, hanno iniziato a fare la spola verso Taurianova, guidate dalla speranza di carpire i segreti dietro ai frutti straordinari, coltivati sugli alberi. "La loro curiosità non era solo professionale; c'era qualcosa di profondamente affascinante nell'idea che una singola persona potesse apportare un cambiamento così significativo", spiega Mangano.

Con ogni articolo pubblicato e ogni servizio televisivo trasmesso, la storia dell'uomo calabrese si è arricchita, intrecciandosi con l'immaginario collettivo. La gente era (ed è ancora) affascinata non solo dalla novità del metodo, ma anche dalla promessa che esso porta: quella di un futuro in cui l'ingegno umano possa davvero fare la differenza nel rispetto della terra e nella produzione di cibo.

Ma dove finiscono gli ortaggi coltivati sugli alberi?
"Preciso subito che la mia non è una coltivazione commerciale, è solo il frutto di una passione e della voglia di condividere la mia esperienza con il mondo. Tanto che ho scritto un libro spiegando nel dettaglio la mia storia e il lavoro di innesto svolto - spiega Mangano - Gli ortaggi che produco vengono consumati freschi e trasformati in conserve per l'inverno. Sono alla mercé della mia famiglia, dei parenti e dei vicini di casa. Inoltre, chiunque finora sia venuto a visitare il mio orto sull'albero in fase produttiva, non è mai tornato a casa a mani vuote".

Foto articolo fornite da Francesco Mangano

Per maggiori informazioni:
Francesco Mangano
L'Orto sull'Albero
Facebook: ortosullalbero