Il settore italiano delle pere sta cercando, faticosamente, di riprendersi dopo i guai degli ultimi 6 anni. Ma il mercato vuole questa ripresa o sono solo belle intenzioni? "Sono un ottimista di natura - interviene Albano Bergami, imprenditore agricolo di Ferrara - ma nell'ultimo periodo questo ottimismo sta scemando. La produzione di pere è dimezzata rispetto a 8-10 anni fa, eppure i prezzi sono bassi, tanto da faticare a coprire le spese. C'è qualcosa che non quadra".
Albano Bergami
Bergami ricorda che da un lato è vero che nel 2024 si avrà una produzione di pere, a livello nazionale, in ripresa rispetto al 2023, "ma è facile produrre di più quando alle spalle abbiamo delle annate con i bins vuoti. Per la pera William abbiamo raccolto con prezzi attorno a 0,70-0,80 euro/kg, Kaiser e Carmen poco di più. Con le rese comunque basse che abbiamo e a questi prezzi, non si coprono i costi di produzione che ormai sfiorano i 30mila euro/ettaro".
In pratica, finora le pere sono state vendute ai prezzi di 8 anni fa, ma con una disponibilità e una resa in campo dimezzate, "per cui c'è da chiedersi se ci sia la volontà di mantenere in vita il prodotto italiano".
Bergami ha una lunga esperienza a livello nazionale, considerando anche le numerose cariche che ha coperto negli anni. Nella sua azienda ha ridimensionato la superficie a pere, ferme ora a 14 ettari circa.
Un impianto di pere estive
"La raccolta dell'Abate è già iniziata - conclude - con alcuni giorni di anticipo rispetto al normale. Speriamo che il mercato riconosca la validità del prodotto italiano e voglia rispettare il lavoro dei produttori. Se vogliamo ancora pere prodotte in Italia, serve un cambio di passo nella remunerazione ai coltivatori".