"Una previsione di una buona produzione ha accompagnato l'inizio della campagna nocciole di quest'anno in Campania, in particolare in provincia di Avellino, anche se rispetto alle stime iniziali, le quantità raccolte ammontano a circa il 30/35% in meno; le cause sono da ricercare nelle eccessive temperature estive, dovute ai cambiamenti climatici, e nella massiccia presenza di cimice asiatica che, rispetto agli scorsi anni, è fortemente aumentata". Così dichiara Vincenzo De Maio, corilicoltore di Forino (Avellino).
"Altra nota dolente, oltre i quantitativi, è il prezzo, che quest'anno ammonta a 6,2 euro punto resa, ovvero 2,70 euro al chilo, rispetto a quello dello scorso anno che era molto più elevato, pari a 6,70 euro punto resa, ovvero 3/3,10 euro al chilo. Quindi, con quotazioni più basse rispetto alla precedente campagna di circa il 10/15%, ci troviamo a dover affrontare costi più elevati, pari al 15% in più. E questo non è molto sostenibile; fra l'altro non riusciamo a spiegarci bene il motivo per il quale il prezzo delle nocciole italiane sia così basso, visto che la situazione produttiva non è entusiasmante un po' per tutti gli areali del territorio nazionale. Probabilmente ci saranno molte nocciole nei nuovi paesi emergenti e in Turchia".
"Vero è che questo prezzo è indicativo, e che il gruppo d'acquisto Italia della Ferrero non ha ancora fissato una quotazione. In più qui, nei pressi di Avelino, la raccolta è cominciata solamente la scorsa settimana, anche se negli altri areali come vicino Nola è ormai finita, e in provincia di Caserta è alla seconda raccolta, ma ci auguriamo che le quotazioni possano migliorare e che il meteo ci dia una tregua. Veniamo da un'estate estremamente torrida, e proprio nel momento in cui abbiamo cominciato la raccolta, qui da noi, ha cominciato a piovere, con un andamento climatico caldo umido, che favorisce la crescita dell'inerbimento, non auspicata in fase di raccolta, e la proliferazione di muffe e marciumi nel frutto, danneggiandone la qualità".
"Visto l'andamento climatico di questi ultimi anni, e la nostra gestione in asciutto dei noccioleti, perché situati in collina - dice concludendo De Maio - le prospettive future non molto rosee per la corilicoltura nel nostro areale, che storicamente era fortemente specializzato in questo tipo di produzioni. Quindi l'interrogativo che ci poniamo è: alla nostra altitudine si potrà ancora produrre nocciole o saranno necessarie quote maggiori?"