Ecco, ci risiamo, arriva settembre e l'ortofrutta sembra essere risucchiata in un black hole produttivo che sta minando le poche certezze che ancora animano gli operatori del settore, rompendo gli equilibri già precari tra domanda e offerta.
E la perdita di controllo arriva proprio in un momento di euforia nei volumi movimentati dai mercati, grazie al duplice effetto del classico "fine mese", quel periodo in cui il rilascio degli stipendi predispone la clientela a un acquisto più compulsivo, e del rientro dalle vacanze, con la conseguente necessità di rimpinguare le dispense di tutto un po'.
Giancarlo Amitrano responsabile ufficio acquisti ortofrutta catena Cedigros
Dopo quasi 45 giorni di caldo estremo, in particolare al centro sud, tutti i trapianti si trovano nella situazione o di aver anticipato la produzione, o di vederla fortemente compromessa dal caldo stesso, con il risultato di avere volumi contingentati e non collegati a una nuova raccolta che ne compensi la difficoltà.
Girano con frequenza imbarazzante i bollettini di alert da parte delle varie organizzazioni di produttori di IV gamma per comunicare le difficoltà su baby leaf, in particolare lattughino e valeriana, e verdure da cuocere.
L'areale di Avezzano sembra uscito da un evento post-atomico con finocchi decimati, radicchi già cotti in campo, brassiche mai pervenute. Dopo un paio di settimane di lavoro discreto, anche il Trentino alza bandiera bianca sul cavolfiore, lasciando il campo al pervenire, dalla Francia, di listini tanto imbarazzanti da far diventare un contorno il piatto principale di ogni eventuale consumatore.
Situazione non meno critica sul mondo insalate a cespo che, dall'Emilia Romagna fino alla Campania, passando per il Lazio, propongono listini altisonanti con qualità media e volumi contingentati.
Il mondo degli cherry rossi ha una battuta d'arresto a Fondi, che non vede per contraltare una rinvigorita offerta da quel di Sicilia, con il risultato di navigare al pelo del fabbisogno e dar adito a spinte inflattive sul segmento.
Volge al termine la campagna su meloni e angurie con un calo di interesse da parte dei consumatori alimentato dalle prime perturbazioni di fine estate, anche se le possibili ottobrate romane, e non solo, potrebbero riservare qualche colpo di coda su taluni prodotti, vedi gialletto o piel de sapo, che riservassero qualche raccolta più tardiva.
La carenza di offerta sul mondo ortaggi è in parte compensata dagli incipit di campagna sul mondo mele, su una finalmente ritrovata offerta dal mondo pere (che sia l'anno della rinascita?), e ovviamente dalle uve che sono in piena disponibilità e che al momento non sembrano risentire di particolari difficoltà, se non quelle legate a problemi di raccolta in caso degli innumerevoli acquazzoni che stanno colpendo random il paese.
Come nell'ormai classico copione che fa da trama ai film d'ortofrutta, horror o comic non saprei, la cosa che più sconvolge è come il virus della carenza di merce e il vaccino del rialzo dei listini si diffondano entrambi in maniera capillare a 360 gradi colpendo anche coloro che, in realtà, la crisi la vedono solo nei report e che per ipocondria congenita si ritrovano a lamentare gli stessi sintomi che il bugiardino della medicina recita asetticamente.
Non dimentichiamo che dall'estero arrivano cure alternative, magari non avallate dalla medicina tradizionale, ma che potrebbero scardinare anche il nazionalismo più radicato e radicale nel prossimo futuro. Spagna in primis, ma anche nazioni come Polonia, Albania, Grecia, senza arrivare a Tunisia o Egitto, si propongono sempre più spesso come medicamento sicuro delle nostrane mancanze di prodotto e potrebbero ben presto diventare non un palliativo ma una terapia efficace, prevista e consigliata dal "ministero" distributivo nazionale.
Giancarlo Amitrano
responsabile ufficio acquisti ortofrutta
catena Cedigros
(Rubrica num. 49)