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Notizia in aggiornamento

Sciopero portuali in nord America: sospeso venerdì mattina

"Lo sciopero è stato annullato. I lavoratori in sciopero dell'International Longshoremen's Association (ILA) torneranno al lavoro oggi, venerdì 4 ottobre: lo ha annunciato il sindacato, che ha raggiunto un accordo provvisorio con il gruppo dirigente che rappresenta le compagnie di navigazione, gli operatori dei terminal e le autorità portuali.

L'accordo ammonta a un aumento di 4 dollari l'ora per ogni anno del contratto di sei anni, ha dichiarato alla CNN una fonte a conoscenza dei negoziati. Ciò equivale a un aumento per il primo anno di poco superiore al 10% della retribuzione massima di 39 dollari l'ora prevista dal contratto attuale. Con i cinque aumenti successivi, i salari aumenterebbero del 62% nel corso della durata del contratto". "Il sindacato ha accettato di estendere il contratto che aveva con la United States Maritime Alliance, il gruppo di gestione noto come USMX. L'accordo, che era scaduto alla fine di lunedì, sarà ora prorogato fino al 15 gennaio e gli iscritti al sindacato torneranno al lavoro mentre vengono definiti gli ultimi dettagli in un accordo completo che dovrà essere ratificato dai lavoratori" (fonte notizia, l'aggiornamento è stato tempestivamente dato da Riccardo Martini, appena ricevuta la notizia dai suoi colleghi americani).

Di seguito l'articolo redatto prima della notizia della revoca.

L'annunciato sciopero dei portuali nord americani è partito martedì 1 ottobre. Riccardo Martini di DCS Tramaco ne spiega i motivi e amplia una serie di ragionamenti utili per l'intero settore ortofrutticolo italiano ed europeo. "I lavoratori portuali aderenti all'International Longshoremen's Association sono in sciopero da martedì scorso nei porti USA della East Coast, del Golfo del Messico e Montreal in Canada. L'azione sindacale, che coinvolge direttamente 45.000 lavoratori dei servizi container e ro-ro, contesta agli operatori di terminal e ai vettori oceanici di fare i profitti stellari, mentre gli stipendi dei portuali sono fermi da anni".

"Per questo motivo hanno chiesto un aumento salariale del 70%, da spalmare in sei anni di nuovo contratto. Nessuno azzarda previsioni sulla durata dello sciopero, ma la possibilità che si protragga per molti giorni o addirittura per settimane non viene esclusa, perché il governo americano ha già detto che non intende interferire ed intervenire".

Riccardo Martini

Questo sta creando preoccupazioni anche nel comparto ortofrutticolo italiano, per tutte quelle aziende che stanno iniziando le esportazioni, in particolare in questo periodo di mele e kiwi.
"Fra i problemi e rischi a cui si va incontro – aggiunge Martini - sicuramente vi è un notevole aumento dei costi, in quanto i vettori marittimi hanno introdotto dei Port Congestion Surcharge di 2.000/2.500 usd per container 40' reefer e si parla già di un ulteriore aumento dal 1° novembre. Poi ci sono i costi legati alle soste nei terminal. E' vero che le Compagnie congeleranno il conteggio dei demurrage, ma solo per il periodo dello sciopero. Quanto ci metteranno poi i container a uscire dai porti congestionati? Quindi il grosso rischio da valutare è legato ad ulteriori extra costi maturati nel porto di destino e al possibile deperimento della frutta. E' stato stimato che per smaltire i container accumulati in due ipotetiche settimane di sciopero, un porto come New York necessiterebbe di circa due mesi. Questi ritardi sarebbero insostenibili per carichi di frutta, sia dal punto di vista commerciale sia per la qualità dei prodotti stessi".

E precisa: "Se lo sciopero si protraesse, ci sarebbero ripercussioni anche sullo shipping mondiale. Considerati i volumi che gravitano sui porti USA, si stima che ogni settimana di sciopero tolga dal mercato marittimo circa 500.000 contenitori, causando carenza di vuoti e irregolarità dei servizi marittimi, che di solito si tramutano in aumenti dei noli.

Per le aziende produttrici italiane ed europee, perciò, non è un momento facile. "In questo momento purtroppo mi sento di suggerire solo di stare fermi e aspettare, per vedere come evolve la situazione. Capisco che è l'ennesima bastonata per il comparto, che si va ad aggiungere a quella del blocco di Suez, che da un anno danneggia le esportazioni di frutta verso il Medio ed Estremo Oriente, ma in questo momento il rischio è veramente alto".

Un'azienda di servizi come DCS Tramaco è sempre al fianco delle imprese. Su questo aspetto conclude Martini: "Possiamo affiancare le imprese con informazioni tempestive e attendibili, grazie agli uffici del nostro Gruppo in USA e Canada, che ci tengono costantemente aggiornati e con la ricerca di soluzioni alternative, sulla base delle esigenze degli esportatori".

Per maggiori informazioni:
DCS Tramaco
Via Magazzini Anteriori, 63 - Ravenna
+39 0544 426711
[email protected]
www.tramaco.net