La Coordinadora de Organizaciones de Agricultores y Ganaderos (COAG) chiede l'immediata sospensione dell'accordo commerciale agricolo tra l'Unione europea e il Marocco, a seguito della sentenza della Corte di giustizia dell'Ue che conferma che l'accordo, modificato nel 2019, viola il diritto internazionale. In particolare, viola i principi di autodeterminazione e l'effetto relativo dei trattati, dato che la popolazione del Sahara Occidentale non ha dato il proprio consenso a farne parte.
La sentenza conferma l'annullamento della decisione del Consiglio che modifica l'Accordo Ue-Marocco sulla liberalizzazione degli scambi di prodotti agricoli, estendendo le preferenze tariffarie in esso contenute ai prodotti originari del Sahara occidentale. Tuttavia, la sentenza consente di mantenere l'Accordo sulle misure di liberalizzazione nel settore dei prodotti agricoli tra l'Ue e il Marocco per dodici mesi a partire da oggi, a causa delle "gravi conseguenze negative - per l'azione esterna dell'Unione - che il suo immediato annullamento comporterebbe e per motivi di certezza del diritto".
"La sentenza dovrebbe essere applicata immediatamente, senza alcun periodo di grazia. Non c'è stato alcun periodo di grazia per gli agricoltori europei che, nelle condizioni perniciose di questo accordo, sono colpiti giorno dopo giorno dalla concorrenza sleale delle importazioni - ha dichiarato Andrés Góngora, responsabile del settore ortofrutticolo di COAG - Se la Corte ha stabilito che l'accordo non è legale, l'Ue non può chiudere gli occhi e mantenere in vigore un accordo illegale per altri dodici mesi, solo per favorire alcune imprese transnazionali, mentre i produttori continuano a perdere redditività e a scomparire". Il COAG chiede anche che il governo spagnolo prenda posizione a favore dei produttori agricoli.
Inoltre, è stata emessa un'altra sentenza da questo tribunale che ratifica le affermazioni del COAG secondo cui l'accordo di associazione tra l'Ue e il Marocco viola i diritti dei consumatori dell'Ue e non segue la legislazione europea sull'etichettatura della frutta e verdura, limitando la capacità dei consumatori di discernere se un prodotto etichettato come originario del Marocco provenga realmente da lì o, al contrario, dal Sahara Occidentale.
La sentenza è chiara in questo senso. "L'indicazione del Paese d'origine che deve comparire sui pomodori e sui meloni in questione può indicare solo il Sahara Occidentale, dato che questi prodotti sono raccolti in quel territorio. Questo territorio è diverso dal Marocco ed è un territorio doganale ai sensi del diritto comunitario".
"In questo modo si prende atto che le aziende che importano prodotti dal Marocco, spesso con capitali europei, stanno commettendo una frode ai danni dei consumatori e che fanno concorrenza sleale", aggiunge Góngora.
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Andrés Góngora
COAG
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