Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Dati Istat relativi al 2023

Il 31,5 per cento delle famiglie italiane ha limitato la quantità e/o la qualità del cibo acquistato

Nel corso del 2023, la spesa media mensile destinata ai consumi dalle famiglie, espressa in valori correnti, ha raggiunto la cifra di 2.738 euro. Questo importo segna un incremento del 4,3% rispetto all'anno precedente, il 2022, quando la spesa media si attestava sui 2.625 euro. Tuttavia, se si considerano gli effetti dell'inflazione, che ha visto un incremento del 5,9% su base annua secondo l'indice armonizzato dei prezzi al consumo, il potere d'acquisto reale delle famiglie ha in realtà subito una contrazione dell'1,5%. Questo significa che, nonostante la spesa nominale sia aumentata, l'incremento dei prezzi ha eroso una parte di questa crescita, riducendo di fatto la capacità di acquisto delle famiglie.

A rilevarlo è l'Istat in un suo recente report, segnalando che "anche la spesa equivalente è diminuita in termini reali per tutte le famiglie e quasi nella stessa misura per le famiglie meno abbienti (-1,6%) e per quelle più abbienti (-1,7%)".

In leggera flessione i divari territoriali: la differenza relativa tra la spesa massima del Nord-ovest e quella minima del Sud è scesa dal 36,9% del 2022 al 35,2% del 2023. Stabile la differenza in termini relativi dei livelli di spesa tra le famiglie composte soltanto da italiani e quelle con stranieri (32,0%; 32,4% nel 2022).

Il forte aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2023, seppure in maniera più contenuta rispetto al 2022, è stato fronteggiato dalle famiglie risparmiando meno o attingendo ai risparmi, ma anche modificando le proprie abitudini di consumo. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata, infatti, del 6,3%, in calo rispetto al 2022 (7,8%) e molto al di sotto del livello pre-Covid (8,0% nel 2019). Inoltre, analogamente a quanto già osservato nell'anno precedente, anche nel 2023 le famiglie hanno modificato le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare: il 31,5% delle famiglie intervistate nel 2023 ha dichiarato, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità e/o la qualità del cibo acquistato (erano il 29,5% nel 2022).

Gli aumenti, statisticamente significativi, hanno interessato tutte le classi di spesa della divisione alimentare, ma sono stati particolarmente elevati per le spese destinate a cibi pronti e altri prodotti alimentari pronti non altrove classificati (+15,5%, 34 euro mensili), oli e grassi (+12,9%, 17 euro), ortaggi, tuberi e legumi (+12,2%, 69 euro), latte, altri prodotti lattiero-caseari e uova (+11,9%, 65 euro), zucchero, prodotti dolciari e dessert (+9,6%, 23 euro), cereali e prodotti a base di cereali (+9,3%, 83 euro).

Per maggiori informazioni: www.istat.it