Dopo il primo taglio a giugno e il successivo a settembre, la Banca centrale europea (BCE) continua con il suo programma operativo di politica monetaria, attuando una terza sforbiciata dei tassi d'interesse di altri 25 punti base (che sarà operativa da mercoledì 23 ottobre), portandoli al 3,25%. Si stima un'altra riduzione, sempre di 25 punti base, e poi altre tra marzo/giugno 2025, specie se i dati dovessero confermare un situazione monetaria e finanziaria solida in Europa, con proiezioni sull'inflazione incoraggianti.
Secondo gli operatori dei settori produttivi, inclusa l'ortofrutta, queste scelte influenzano il quotidiano e le finanze, anche dal punto di vista della spesa alimentare, poiché c'è un inevitabile impatto sui mutui, sui prestiti, investimenti e risparmi, che vanno a favorire i consumi. Con i tassi più bassi si riscontrano poi benefici anche su investimenti che diventano meno a rischi, seppur meno remunerativi.
Dopo un lungo periodo difficile, la BCE prevede un calo dell'inflazione dal 2,9% di quest'anno al 2,3% del 2025 fino a raggiungere il 2% nel 2026.
Nel frattempo, la Germania, considerata da sempre la locomotiva d'Europa, già nel 2023 registrava un Pil in flessione dello 0,3%, e i dati non sembrano promettere bene. Il calo pare accompagnare il prodotto interno lordo tedesco anche per l'anno in corso (-0,34%).
Come noto, la Germania, ma in parte anche la Gran Bretagna, è un mercato molto importante per gli operatori ortofrutticoli italiani, sia sul fronte delle quantità di merce solitamente richieste sia per le remunerazioni che si è in grado di ottenere. I contraccolpi della situazione si riscontrano per esempio sull'uva, per la quale si registrano prezzi non soddisfacenti, malgrado l'offerta limitata. A quel punto, se non si riesce a spedire la merce sul mercato tedesco, si cerca di spedirla in altri Paesi dove però il potere d'acquisto potrebbe essere più basso, con riflessi negativi pure sui prezzi.