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Ismea - Focus Uve da tavola

"L'aumento del prezzo all'export dovrebbe compensare la flessione dei volumi spediti"

La produzione europea di uva da tavola di quest'anno non è particolarmente abbondante dal punto di vista quantitativo, ma ha un ottimo profilo qualitativo. Al momento, quindi, poche partite sono destinate alla frigoconservazione per rifornire il mercato nei mesi di novembre e dicembre.

Le informazioni raccolte da Ismea indicano per l'Italia un'offerta di uva per il 2024 inferiore sia rispetto al 2023, a causa del calo delle superfici in produzione nelle principali aree (Bari, Barletta, Andria, Trani e Catania), sia rispetto al potenziale produttivo attuale, a causa degli effetti negativi della siccità. Dal punto di vista della qualità, le uve presentano una colorazione e un contenuto in zuccheri ottimale.

La campagna 2024 dovrebbe concludersi con diverse settimane di anticipo rispetto alla norma. A metà ottobre la raccolta era quasi terminata in tutti i principali areali produttivi. Le partite di uve stoccate nelle celle refrigerate sono quantitativamente limitate, ma il profilo qualitativo del prodotto continua a essere ottimo e ciò dovrebbe contribuire a mantenere le quotazioni all'origine su valori elevati. Le previsioni relative al saldo della bilancia commerciale delle uve da tavola sono ottimistiche, in quanto, come accaduto nel 2023, l'aumento del prezzo all'export dovrebbe compensare la flessione dei volumi spediti.

Segnali incoraggianti arrivano dalle prime battute della campagna commerciale 2024
Nei primi sette mesi del 2024 le esportazioni, infatti, favorite dall'anticipo della maturazione e della raccolta, sono cresciute del 31% rispetto allo stesso periodo del 2023. L'aumento del 4% del prezzo medio all'export ha determinato un incremento del 36% degli introiti monetari. Il confronto coi dati medi del triennio 2021-2023 evidenzia che tra gennaio e luglio c'è stato un aumento del 26% delle esportazioni in volume e del 43% di quelle in valore.

Sul fronte delle importazioni, nei primi sette mesi del 2024, c'è stato un aumento dei volumi del 3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il prezzo medio del prodotto importato ha registrato un incremento del 14% su base annua. Rispetto al dato medio del triennio 2021-2023 si registra un incremento del 6% delle importazioni e del 20% del prezzo medio all'import. In generale, in questa fase dell'anno le importazioni riguardano il prodotto controstagionale, proveniente dall'emisfero australe (per lo più dal Perù o triangolato dai Paesi Bassi) e le primizie che aprono la campagna del nostro emisfero, provenienti per lo più dall'Egitto.

Le vendite al dettaglio
Gli acquisti di uve da tavola per il consumo domestico sono condensati nel periodo compreso tra luglio e dicembre, il periodo in cui si concentra la produzione nazionale. I dati Ismea-Nielsen evidenziano come nei primi nove mesi del 2024 le vendite sono aumentate del 24% su base annua. L'aumento del prezzo a dettaglio del 2,5% ha determinato la crescita delle vendite in valore di circa il 28%. In termini di volumi, il 38% delle vendite di uve riguarda il prodotto confezionato e il 62% il prodotto sfuso.

* dati cumulati da gennaio al 10 settembre - Fonte: ISMEA-Consumer Panel Nielsen

Le vendite di uve confezionate del periodo gennaio-settembre evidenziano un forte incremento dei volumi acquistati nel 2024 (+25% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente) e un sostanziale rincaro dei prezzi al dettaglio (+5%). In ragione di queste dinamiche, nella prima parte della campagna 2024, la spesa è cresciuta del 30%. Inoltre, si segnala l'ulteriore riduzione della grammatura media delle confezioni (-2%), con la confezione da 500 grammi che si diffonde rapidamente a discapito di quella da 1 kg, e grazie anche alla rapida diffusione delle confezioni da 700 e 750 grammi. La diffusione del prodotto confezionato a scapito di quello sfuso è un fenomeno che si rafforza di pari passo con la diffusione delle uve senza semi (seedless) a scapito delle varietà con i semi.

Commercio con l'estero
Le importazioni di uve dell'Italia sono concentrate tra dicembre e giugno con volumi che a seconda delle caratteristiche della campagna (se più o meno abbondante e più o meno precoce) oscillano tra 1.500 e 3.000 tonnellate al mese. A maggio 2024, le importazioni hanno raggiunto il livello record di 3.400 tonnellate. L'import italiano di uve da tavola, tra il 2020 e il 2023, è cresciuto da 18.000 a 20.000 tonnellate. Il prezzo medio del prodotto importato risente dell'andamento del mercato mondiale e negli ultimi anni è costantemente cresciuto, a eccezione del 2022, quando si è leggermente ridotto. I quattro quinti delle importazioni provengono dall'area dell'Unione europea. Tra i fornitori spiccano i Paesi Bassi, per le forniture di prodotto controstagionale, e la Spagna per il prodotto stagionale. Queste due nazioni coprono il 60% delle importazioni in termini di valore, mentre tra i fornitori extra-Ue si distinguono Perù (10%), Egitto (8%) e Cile (5%).

Le esportazioni dell'Italia si concentrano nel periodo compreso tra giugno e dicembre, interessando il 99% dell'export annuo. Ne consegue che le spedizioni avvengono in concomitanza con la maggiore disponibilità di prodotto nazionale e che quindi il ruolo dell'Italia di ri-esportatore è limitato a poche migliaia di tonnellate. L'andamento delle esportazioni italiane di uve da tavola tra il 2020 e il 2023 evidenzia una riduzione in termini di volumi, passati da 469 a 384 milioni. L'aumento dei prezzi medi da 1,55 a 2,14 €/kg ha determinato l'aumento degli introiti da 727 milioni di euro del 2020, a 821 milioni di euro del 2023.

Mercati di sbocco delle uve da tavola italiane
I Paesi dell'Unione europea assorbono l'87% delle esportazioni complessive. Oltre alla quota detenuta dai Paesi Ue va considerata anche quella appannaggio di Regno Unito (6%) e Svizzera (5%), arrivando così al 98% delle esportazioni italiane di uve che restano nel continente europeo. Il podio dei clienti dell'Italia è composto da Germania, Francia e Polonia. La Germania è saldamente in testa alla graduatoria con più di un terzo dell'export complessivo. A seguire si piazzano la Francia con il 16% e la Polonia con l'8%. Tra i clienti extra europei, si distinguono alcuni paesi del Golfo, in particolare Arabia Saudita ed Emirati Arabi, anche se nel 2023 c'è stato un rallentamento dei flussi verso quest'ultima destinazione.

Sul fronte della qualità, l'offerta italiana inizia a essere maggiormente adeguata alla domanda rispetto al recente passato con "varietà storiche" come Victoria, Palieri, Italia e Red Globe e "varietà nuove" di uve senza semi. La filiera italiana delle uve da tavola è fortemente orientata all'export e, in conseguenza di ciò, l'equilibrio economico del settore dipende fortemente dalla domanda estera. In termini di saldo della bilancia commerciale, tra le diverse specie di frutta, le uve da tavola, con circa 820 milioni di euro, sono al secondo posto precedute soltanto dalle mele, che nella campagna 2023/24 hanno realizzato un attivo di circa un miliardo di euro.

Per maggiori informazioni: www.ismeamercati.it