Si chiama cipolla dell'acqua ed è stata fra le cipolle protagoniste della recente edizione del salone Terra Madre a Torino. Viene coltivata in Emilia Romagna, in particolare nella zona di Santarcangelo di Romagna, in provincia di Rimini. "Viene chiamata cipolla dell'acqua - ha spiegato in fiera Massimo Berlini - perché in passato veniva coltivata solo vicino ai corsi d'acqua o ai canali di scolo, dato che necessita di molta acqua per crescere. Oggi invece il tutto viene ovviato grazie all'irrigazione".
Questa cipolla (Presidio Slow Food), è coltivata da qualche agricoltore organizzato e la vendita avviene per lo più direttamente e nel territorio d'origine. Le imprese stanno facendo rete ora, per ampliare gli orizzonti. "Ha una pezzatura importante, che può arrivare anche al chilo di peso, di colore bianco e buccia dorata, e soprattutto caratterizzata da una dolcezza che ne consente il consumo anche a crudo, in insalata", precisa Berlini.
Se l'irrigazione avviene necessariamente in modo diverso e la coltivazione si pratica su superfici ridotte, ciò che non è cambiato è il calendario dei lavori: la semina avviene a gennaio, il trapianto delle piantine in primavera, la raccolta tra metà luglio e fine agosto. In fiera a Torino è stata messa in vendita a due euro al pezzo e i visitatori hanno apprezzato senza alcuna remora per il prezzo.
In cucina, la cipolla dell'acqua si presta a diversi utilizzi: oltre a venir consumata cruda, un tempo veniva cotta sulla stufa a legna oppure avvolta nella stagnola e messa nella brace. Oggi la si ritrova in molte preparazioni, a cominciare dalla piadina per arrivare fino ad alcune pietanze dolci. "È un vero e proprio tesoro per i consumatori locali, che la amano. – ha detto Serena Boschi, referente Slow Food del Presidio – Ma siccome si conserva poco, due o tre mesi, oggi il tentativo è quello di impiegarla anche per realizzare trasformati e renderla sempre più appetibile sul mercato".
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Cipolla dell'acqua