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L'economista Gianluca Bagnara ha partecipato a un convegno a Longiano (Forlì-Cesena)

La grande finanza è "costretta" ad investire in agricoltura

"In questa fase storica esistono grandi opportunità, per l'agricoltura, proprio mentre gli operatori del settore rischiano di rimanere compressi da un sistema più grande di loro". È una delle affermazioni di Gianluca Bagnara (economista, membro del Copa-Cogeca e della Fao per il gruppo di lavoro sulla biodiversità dei suoli) che giovedì 24 ottobre ha partecipato al convegno "C'è ancora speranza per l'agricoltura romagnola" svoltosi a Longiano (Forlì-Cesena) e organizzato dal gruppo "Siamo Longiano".

"I grandi fondi di investimento guardano all'agricoltura quasi obbligatoriamente perché, per ogni scelta, devono accompagnare delle politiche 'green', delle decisioni a tutela dell'ambiente, perciò spesso acquistano terreni o entrano in società agricole. Ma ciò non significa che i ritorni per gli agricoltori siano sempre positivi".

Il più grande ostacolo del mondo agricolo sta nell'età media degli agricoltori. "Solo il 10% ha meno di 40 anni e questo si ripercuote su tutto il sistema. Inoltre, negli ultimi 10 anni l'agricoltura italiana (dati di una ricerca indipendente) ha perso l'1% di produttività ogni anno, con una punta del 2% nel 2023. Ormai il problema non è più vendere, ma produrre".

Un cambio di paradigma totale rispetto a qualche anno fa, quando si parlava di contributi per gli espianti, contributi per il ritiro delle eccedenze, contributi per il mercato. "Questi contributi hanno creato solo distorsioni - ha aggiunto Bagnara - alimentando un universo parallelo di chi vive di pratiche, ma di certo non sono stati utili alle aziende. Produrre, vendere, controllare i costi: solo così può reggersi in piedi un'azienda. Non puntate mai ai contributi".

Di fronte a una trentina di imprenditori agricoli, vi è stato un confronto con la presenza di alcune testimonianze. Andrea Farabegoli, 33 anni, produce drupacee su 9 ettari. "Noi commercializziamo in proprio - ha detto Farabegoli - e puntiamo su varietà dal buon sapore. È determinante, inoltre, raccogliere al momento giusto, perché solo così il consumatore apprezza la frutta e la ricompra. Quest'anno i prezzi sono stati buoni, ma dobbiamo sempre fare i conti da un lato con i costi di produzione, dall'altro con l'andamento meteo".

Da sinistra Andrea Farabegoli, Pierluca Turchi, Gianluca Bagnara, Matteo Pieri, Orazio Strada

Un'altra testimonianza l'ha portata Matteo Pieri che coltiva, in collina, tre ettari di ciliegio ed è membro di Aproccc (Associazione produttori ciliegie colline cesenati): "Produrre è sempre più difficile. Quest'anno il mercato ha pagato abbastanza bene, ma noi ogni giorno andiamo in guerra senza armi e i nemici si chiamano Drosophila suzukii, cimice asiatica, e le diverse malattie".

Sul fronte dei principi attivi, è intervenuto Orazio Strada, tecnico dalla lunga esperienza: suo padre aprì l'attività di mezzi tecnici nel paese di Calisese (Forlì-Cesena) nel 1955. "È inconcepibile che l'Unione europea elimini dei principi attivi senza prima dare alle aziende agricole la possibilità di avvalersi di alternative valide. Purtroppo, anche a causa di queste scelte e delle distorsioni del mercato, il nostro territorio viene sempre più abbandonato. Una delle conseguenze l'abbiamo vista di recente, con le varie alluvioni: perché un territorio senza agricoltori è più fragile".

Orazio Strada, insieme a Pierluca Turchi (titolare di un frantoio fondato nel 1450), ha creato un gruppo che coinvolge circa 600 agricoltori della zona, con aggiornamenti continui e consigli tecnici relativi alla coltivazione dell'olivo, una delle poche colture che sta aumentando gli ettari sia in collina sia in pianura.