I Paesi del Mediterraneo partecipano per il 21% alla produzione mondiale di agrumi, con specializzazioni produttive e regolamentazioni fitosanitarie diverse. Una situazione resa ancora più complessa dalla globalizzazione dei mercati che ha aumentato il rischio dell'introduzione di agenti patogeni esotici e dai cambiamenti climatici che ne favoriscono lo spostamento e la sopravvivenza in nuovi ambienti.
Prof. A. Catara
A spiegare lo scenario è Antonino Catara, già Ordinario di Virologia vegetale e di Patologia vegetale presso l'Università di Catania, che dichiara: "Grazie al contributo apportato dall'EPPO (Eu-Med Plant Protection Organization), dall'EFSA (European Food Safety Agency) e da Organizzazioni che hanno sostenuto la collaborazione nella ricerca fitosanitaria, le capacità scientifiche di molti Paesi sono migliorate. A contribuire al salto di livello sono le diagnostiche molecolari per l'identificazione di tutti i patogeni degli agrumi, come il sequeziamento di numerosi isolati della popolazione di virus e viroidi del Mediterraneo anche con metodi di sequenziamento ad alta processività (HTS)".
"Fanno ben sperare alcune soluzioni prospettate nell'uso di isolati di CTV (Citrus Tristeza Virus) (vedi foto a lato) protettivi verso isolati aggressivi che impediscono attualmente l'uso dell'arancio amaro, - rivela l'esperto - L'Italia vanta progressi nel settore della diagnostica e numerosi sono i contributi scientifici pubblicati su importanti riviste del circuito della ricerca. Tuttavia, la comunicazione sull'evoluzione delle tecnologie diagnostiche e l'informazione sulle potenzialità che esse offrono, nonché la conoscenza sulla distribuzione geografica di patogeni esotici ed emergenti rilevanti per l'area del Mediterraneo, resta lacunosa".
"Per questo motivo nel 2022 la Commissione europea ha dato mandato all'EFSA di fornire assistenza scientifica e tecnica per la sorveglianza territoriale degli organismi nocivi per le piante - ricorda Catara - Sono stati allestiti nuovi strumenti e linee guida al fine di sviluppare la progettazione di indagini statisticamente valide, basate sul rischio degli organismi UQP (organismi da quarantena rilevanti per l'Unione). Adesso gli Stati membri attuano annualmente un piano di monitoraggio e il prelievo di campioni da analizzare con modalità adeguate, affidato a organizzazioni specializzate".
Da quanto riferito dallo stesso Catara, per il settore agrumicolo, nell'anno 2024, il Piano Nazionale di Indagine (PNI) di molti Paesi prevede il monitoraggio per 'Ca. Liberibacter spp.', per X. fastidiosa e per gli isolati non-EU di CTV, nell'ottica di sviluppare metodi condivisi e utili a confrontare i risultati. Sulla base dell'allerta EPPO, l'indagine sarà a breve ampliata al Citrus yellow vein clearing virus (CYVCV) che attacca prevalentemente il limone e il mandarino, recentemente segnalato in alcune regioni agrumicole. Ma non sono da sottovalutare altri patogeni, non da quarantena, riemersi con il diffondersi di portainnesti non sufficientemente testati in campo in varie combinazioni d'innesto e in ambienti diversi.
"Appare evidente che il futuro dell'agrumicoltura nell'area del Mediterraneo non dipenderà solo dalla certificazione genetica e fitosanitaria del materiale di propagazione - conclude lo studioso - ma da un sistema di gestione integrata, basato sulla sorveglianza territoriale, l'informazione, la comunicazione. Un ruolo importante assumono i tecnici e tutti gli operatori agrumicoli che conoscono bene la storia degli impianti di competenza e ne seguono l'evoluzione. Si rende pertanto irrinunciabile mettere in atto strumenti di diffusione dei risultati della ricerca e di potenziamento dei servizi di assistenza tecnica, anche attraverso reti di informazione fra gli organismi consortili che operano nel settore".