"La settimana scorsa, abbiamo dato il via alla campagna agrumi a polpa bionda con volumi che si prospettano complessivamente inferiori a quelli dello scorso anno, soprattutto a fine campagna. Non è un'annata di carica come quella dell'anno scorso, e si prevede che le pezzature saranno di calibro medio. In ogni caso, è ancora presto per delineare un quadro preciso: possiamo dire che si tratta di una campagna ancora da decifrare, in relazione alla componente climatica che potrebbe ribaltare le previsioni". Così dichiara Marco Pirracchio titolare con il fratello Francesco dell'azienda Pirracchio Francesco, fondata nel 1985 a Palagonia (CT) dal papà Nicolò e specializzata nella lavorazione di un'ampia gamma di agrumi.
Lo stabilimento aziendale sorge in Sicilia, a Palagonia (CT), su un'estensione di circa 3.000 mq coperti attrezzati con linee di lavorazione di ultima generazione – la cui capacità produttiva consente la lavorazione di 80.000 kg di prodotto al giorno - dove viene lavorata un'ampia varietà di agrumi ottenuti da 80 ettari di superfici investite. L'obiettivo primario è valorizzare agrumi di elevata qualità, con un ampio calendario commerciale e spedizioni sui mercati italiani ed esteri, oltre che assicurare alla grande distribuzione organizzata qualità controllata e continuità delle forniture. Tra le varietà commercializzate: Tarocco gallo, Moro, Sanguinello, Navel Valencia.
"Siamo proiettati verso una fase storica in cui, se da un lato abbiamo fidelizzato i mercati, dall'altra permane la difficoltà a reperire le produzioni in termini di volumi. Nonostante questo, il principale problema alla produzione, in Sicilia, rimane la scarsa marginalità. Insomma, c'è poco prodotto a fronte di prezzi bassi: un controsenso rispetto alla classica legge di mercato che discende dal rapporto tra la domanda e l'offerta. Ad aggravare la già complicata situazione, pesa la scarsa programmazione del comparto nel medio periodo e la frammentazione del settore".
I frutti vengono immessi nei mercati a marchio "Marco Polo", per rievocare il grande esploratore che contribuì alla diffusione degli agrumi in Europa. Anche se questi frutti erano già conosciuti nel Mediterraneo prima della sua epoca, il suo resoconto dettagliato delle meraviglie e delle novità incontrate durante i suoi viaggi, inclusi i frutti esotici come arance, limoni e cedri, contribuì ad aumentare l'interesse verso questi prodotti.
Per ampliare il proprio assortimento, l'azienda commercializza durante i mesi estivi ficodindia, con risvolti di mercato particolarmente positivi - per quanto riguarda la campagna 2024 - a causa delle quantità ridotte in circolazione.
"Nello specifico, la campagna del ficodindia 'agostano' ottenuto dalla prima fioritura della pianta, è andata bene, con buone rese e pezzature ragguardevoli. La campagna è stata più lunga del solito, in considerazione dell'anticipo di maturazione dei frutti. Il calo della produzione del 30% ha riguardato i "Bastardoni", frutti ottenuti dalla scozzolatura (eliminazione) tardiva del primo fiore emesso dalla pianta madre, con successivi selezione e diradamento dei frutti".
"A causa delle ridotte quantità di fichidindia, abbiamo registrato riscontri di mercato positivi. I consumatori hanno acquistato il prodotto, nonostante le quotazioni medio-alte. Tale tendenza positiva difficilmente vedrà un'inversione, perché assomiglia a quanto avvenuto con l'uva da tavola e, lo speriamo, anche con le arance, considerato che le produzioni sono scarse e quindi le quotazioni dovrebbero mostrare un rialzo".
"La mancanza di una programmazione, tuttavia - conclude Marco Pirracchio - non aiuta a identificare opportunità di mercato e tendenze, creando una grave confusione. La conseguenza è che i produttori tendono a impiantare nuove varietà alla cieca, senza un preliminare studio di mercato. Come prima cosa, andrebbe istituito un catasto agricolo, che sarebbe fondamentale per mettere in chiaro le varietà e le estensioni dei terreni attualmente investiti, così da orientare i produttori su scelte varietali che siano richieste dal mercato. I dati aiuterebbero i produttori a impiantare i frutti richiesti, evitando sovrapproduzioni e quindi crisi commerciali. L'obiettivo principale è garantire reddito ai piccoli produttori, che hanno sempre fornito prodotto di elevata qualità, controllato in ogni fase produttiva. C'è il rischio di distruggere questo tessuto produttivo, che storicamente ha garantito reddito a intere generazioni, provocando così un'emorragia di risorse verso altri settori più remunerativi".
Per maggiori informazioni:
Marco Pirracchio - responsabile marketing
Pirracchio Francesco s.s
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