"I cambiamenti climatici pongono ogni anno nuove sfide alla produzione. Le soluzioni diventano sempre più complesse e difficili da individuare. Tuttavia quest'anno, per il pomodorino del piennolo, è stata una buona campagna. Malgrado la siccità, infatti, le piante non hanno sofferto. La bacca, in ogni caso, la irrighiamo pochissimo, nell'ottica di un prodotto di qualità che, in fase di trasformazione e di cottura, mantenga una polpa compatta, senza rilasciare troppa acqua". A parlare è Cristina Leardi, presidente al terzo mandato del Consorzio del pomodorino del piennolo del Vesuvio DOP, e titolare dell'azienda agricola "Masseria dello Sbirro".
"Immettiamo sui mercati un prodotto di fascia alta, che di fatto si distingue dalle produzioni industriali; in tal senso ci troviamo in una congiuntura favorevole, che vede i consumatori sempre più attenti nella scelta prodotti genuini. Inoltre questo pomodoro, anche grazie all'attività del Consorzio di Tutela, comincia a essere riconosciuto e quindi ricercato. Il suo gusto lo rende idoneo alla preparazione di piatti tipici della cucina campana, pertanto è molto utilizzato da chef e catene di ristoranti che promuovono il made in Italy nel mondo. Inoltre, come detto prima, trattandosi di un prodotto a basso consumo idrico - poiché cresce in terreni asciutti e sabbiosi - è molto utilizzato dalle pizzerie, in quanto non rilascia acqua".
Masseria dello Sbirro è un'azienda agricola di circa 7 ettari, che si sviluppa all'interno del Parco Nazionale del Vesuvio, tra i comuni di Ercolano e Portici. Le coltivazioni includono pomodori e vigneti, che si estendono sui terreni vesuviani, attraversati dalle antiche lave dell'eruzione del 1944, tra piccoli terrazzamenti, ginestre e altre essenze tipiche della macchia mediterranea. "Sui terreni meno impervi - dice Cristina Leardi - negli ultimi decenni abbiamo recuperato pure antiche varietà locali come l'albicocco, il ciliegio e la vite".
L'azienda commercializza il prodotto sia fresco, quindi venduto nei mercati locali appena raccolto, sia nella tipica forma conservata appesa "al piennolo" o sotto forma di conserva in vetro, secondo un'antica ricetta familiare dell'area, denominata "a pacchetelle", anch'essa contemplata nel disciplinare di produzione della DOP.
"Il prodotto di punta - spiega Cristina Leardi - è proprio il pomodoro a pacchetelle cioè spaccato a metà, invasettato a crudo e successivamente pastorizzato. Il conservato fresco al piennolo invece ha le seguenti caratteristiche: colore della buccia rosso scuro, polpa di buona consistenza di colore rosso, sapore intenso e vivace. I "piennoli" o "scocche" presentano un peso, a fine conservazione, variabile tra 1 e 5 chilogrammi. Tra gli aspetti che si intendono tutelare c'è appunto l'antica pratica di conservazione "al piennolo", che consiste nell'antica tecnica di legare fra di loro alcuni grappoli o "scocche" di pomodorini maturi, fino a formare un grande grappolo che può essere consumato fino al termine dell'inverno. I lavorati vengono commercializzati soprattutto nel mercato interno e all'estero, con quote di fatturato del 60% tra Usa, Francia, Germania, Polonia e Svizzera".
Al fine di rendere la coltivazione quanto più ecosostenibile possibile, nei mesi invernali il suolo, anche per evitarne il dilavamento dovuto alle pendenze, viene piantumato con broccoli vesuviani, rucola e favetta selvatica: colture che, oltre a costituire ottimo materiale fertilizzante, rilasciano nel terreno sostanze che allontanano i parassiti delle radici del pomodoro.
Ordinariamente, la raccolta viene effettuata recidendo i grappoli interi, quando su di essi sono presenti almeno il 70% di pomodorini rossi, mentre gli altri sono in fase di maturazione. Questa antica pratica consente di procrastinare il consumo delle bacche, integre e non trasformate, per tutto l'inverno successivo alla raccolta, solitamente fino a sette/otto mesi, utilizzando locali ben aerati.
"Siamo orgogliosi di essere capofila del progetto 'PESTARE' (acronimo di Pomodorino vEsuviano: soStenibilità, nutrAceutica e sicuREzza), ideato da una squadra di professionisti di elevatissimo profilo e sostenuto dal mondo della ricerca e dall'associazione Slow Food Vesuvio. Il progetto si propone di favorire lo sviluppo della filiera del pomodorino del piennolo del Vesuvio sostenibile attraverso l'introduzione di innovazioni di tipo agronomico e tecnologico. Porterà, infatti, all'applicazione di protocolli di coltivazione biologici che privilegeranno l'utilizzazione di biostimolanti, agrofarmaci e corroboranti. I risultati al primo anno di sperimentazione hanno già evidenziato una maggiore resa in campo e qualità elevata".
Per maggiori informazioni:
Masseria dello Sbirro
Via Palmieri, 92
80056 - Ercolano(Na)
+39 3496212808
[email protected]
www.piennolo.com