Nei giorni scorsi, in occasione di un'importante fiera di settore, si è tenuta una tavola rotonda sul tema "Le colture protette nella fascia trasformata della Sicilia sudorientale", per discutere l'attuale configurazione delle colture nella zona presa in esame. La fascia costiera meridionale della Sicilia è una vasta area - compresa tra Palma di Montechiaro in provincia di Agrigento e Portopalo di Capo Passero in provincia di Siracusa, passando dalle province di Caltanissetta e Ragusa, con baricentro il territorio di Vittoria - caratterizzata da colture orticole in serra.
Significativo l'intervento introduttivo di Cherubino Leonardi, il quale ha discusso le sfide attuali e future che le colture protette regionali dovranno affrontare, alla luce dell'aumento dei costi di produzione, dei cambiamenti climatici, delle limitate risorse naturali, delle emergenti problematiche fitosanitarie. Nel contesto competitivo globale, è stato evidenziato che fare orticoltura in serra per assecondare le aspettative dei consumatori, puntando alla sostenibilità delle produzioni, sarà sempre più difficile. La soluzione a questi problemi potrà venire solo da un approccio integrato che coinvolga i diversi attori, allo scopo di far fronte alle diverse sfide che assumono maggiore rilievo in rapporto alle colture, alla organizzazione aziendale, alla destinazione del prodotto.
Subito dopo, la case history della Speranza Srl in cui lo stesso Alessandro Speranza, manager dell'azienda specializzata nella produzione e commercializzazione di melanzane, ha raccontato il proprio successo. Da semplice azienda agricola, l'impresa nel volgere di un quinquennio ha fatto il salto di qualità, impegnandosi direttamente nella commercializzazione, triplicando il fatturato e diventando punto di riferimento sul territorio per questa referenza. Alla base della crescita, Speranza, ha raccontato di aver posto "la strutturazione dell'attività, con investimenti nei processi produttivi, a partire dalla tracciabilità di un prodotto sostenibile e, pertanto appetibile alle catene della GDO internazionale".
Carmelo Arestia, imprenditore agricolo, commerciante e industriale, ha posto l'accento sulle dinamiche che portano alla formazione del prezzo al mercato ortofrutticolo di Vittoria.
"La formazione del prezzo è frutto del libero incontro tra domanda e offerta, che spesso è condizionato dai fattori climatici contingenti. Chi interferisce, però, è la GDO, che sbilancia i prezzi per dare seguito alle proprie promozioni, facendo leva sui produttori che sono tenuti a sostenerle". Arestia ha anche parlato, condividendola in pieno, della sospensione del mercuriale all'interno del mercato di Vittoria, punto di riferimento per tutti i mercati europei. "La pubblicazione trasparente dei prezzi alla produzione veniva strumentalizzata per infrangere accordi commerciali con noi fornitori al primo ribasso di mercato".
Massimo Pavan, agromanager veneto, che opera in Sicilia da molti anni, dal canto suo ha posto l'accento sul momento competitivo internazionale anche "alla luce di nuovi protagonisti che si affacciano sui mercati europei, peraltro molto aggressivi, come la Turchia che continua a crescere, specialmente in Germania. La sfida sono certamente i nuovi player, tra cui anche l'Albania, ma non dobbiamo dimenticarci dei concorrenti storici come i Paesi nordafricani. Le politiche agricole comunitarie, inoltre, nei prossimi anni ci lasceranno sempre meno strumenti per la lotta ai cambiamenti climatici e alle malattie. Rischiamo a breve di restare inermi davanti alle difficoltà di origine biotica e abiotica, in nome di una esasperazione ideologica della transizione ecologica".
Di aggregazione di produttori ha invece parlato Vittorio Gona, presidente di una neo costituita AOP (associazione di organizzazione di produttori), tra le prime in Sicilia. Gona ha sottolineato come "la polverizzazione dell'offerta sia il nemico numero uno dei produttori siciliani, con aggravi inutili dei costi di produzione, in nome di un individualismo sfrenato quanto deleterio. Ed è proprio per i costi di produzione che risultiamo sempre meno competitivi, oltre all'aggravio della burocrazia. Abbiamo, inoltre, un nuovo grande problema da qui in avanti, rappresentato dal momento recessivo della più grande destinazione per i nostri prodotti, che è la Germania. Migliaia di lavoratori sono stati licenziati in quella che era la locomotiva d'Europa e perderanno una buona parte del loro potere d'acquisto. Cosa preferiranno comprare, allora: beni rifugio come patate, carote e cipolle o i nostri pomodori? La UE ha bisogno delle importazioni per far fronte al consumo interno di pomodoro, ma queste andrebbero regolamentate perché avvengano solo nei momenti di effettiva carenza di produzioni europee".
Infine è intervenuto Francesco Gurrieri, imprenditore floricolo che ha raccontato della sua attività imprenditoriale e delle analoghe difficoltà riscontrate a causa del generalizzato incremento dei costi di produzione e alla contestuale limitata disponibilità a spendere del cliente europeo. Lo stesso Gurrieri ha inoltre posto l'accento sulle recenti problematiche fitosanitarie che, pure nel settore floricolo, hanno imposto una revisione dei protocolli di produzione e di selezione dei materiali genetici da porre in coltura.
Al termine dell'incontro, Leonardi ha proposto un tavolo di confronto sui temi trattati con il coinvolgimento degli addetti ai lavori e operatori del settore.