La sua attività di mediatore dell'ortofrutta ha sempre avuto sede a Lugo di Romagna (Ravenna) ma con uno sguardo nazionale ed estero. Daniele Berardi è un decano dei mediatori ortofrutticoli e, nonostante gravi problemi di salute degli ultimi mesi, ha accettato di raccontare la sua storia iniziata nel 1984.
Freshplaza (FP): Quarant'anni di mediazioni ortofrutticole cosa lasciano sulle spalle?
Daniele Berardi (DB): E' arrivata la pensione, un traguardo istituzionale che quarant'anni fa sembrava lontano, invece ora, con la carta d'identità più pesante e qualche acciacco in più, ci sto facendo i conti e un esame della situazione. Il settore ortofrutticolo è profondamente cambiato. Basti pensare che il mercato di Lugo il mercoledì o il bar del mercato di Cesena erano punti di riferimento per i mercati italiani ed esteri. Nella provincia di Ravenna c'era il più alto numero di mediatori e agenzie ortofrutticole e vitivinicole che lavoravano per tutto il mondo. Nel 1988 il libro di settore MEC riportava per la regione Emilia Romagna più di trecento inserzioni di magazzini privati e cooperative; a quei tempi era utilissimo avere MEC perché era una rubrica nella quale potevi trovare gli indirizzi di consorzi, cooperative, commercianti, produttori, agenzie, trasportatori e una grande panoramica dei mercati esteri. In quegli anni i mercati generali avevano una posizione predominante sulla distribuzione, basata ancora sui commercianti e sui mercati rionali. La grande distribuzione organizzata, però, muoveva passi da gigante alla conquista di fette sempre più grandi, che l'hanno portata all'attuale posizione predominante.
FP: Ha servito o serve catene di supermercati?
DB: No, servo commercianti e piattaforme che, a loro volta, servono supermercati; i supermercati per scelta vogliono avere un contatto diretto; anzi, in passato hanno fatto campagne denigratorie verso i mediatori considerandoli "parassiti del settore".
FP: Addirittura parassiti?
DB: Sì, ma io ho sempre lavorato da un minimo del 2% a un massimo del 4% e, visto il ricarico che applicano "Lor Signori", non so chi sia il vero parassita; anzi, se c'è una legge che punisce gli usurai fissando un tetto massimo del tasso di interesse, si dovrebbe fissare un tetto massimo del ricarico partendo dal costo reale di produzione, più i costi di lavorazione, commercializzazione e trasporto. Questo sarebbe il campo d'azione per un perito agrario come me, passato poi alla commercializzazione dopo 6-7 anni di lavoro in campagna.
FP: Che raggio d'azione aveva come mediatore?
DB: Tutto il territorio nazionale, dalla Sicilia al Piemonte e la mia formazione di perito agrario mi ha aiutato molto nelle zone vocate e nella stagionalità dei prodotti, privilegiando un'area anziché un'altra, vedendo la salute delle piante e le tecniche acquisite, anche perché sono nato in una famiglia di agricoltori. Inoltre sono sempre in contatto con validi agronomi e vivaisti e mi tengo aggiornato.
FP: Che soddisfazioni porta dentro?
DB: Di aver costruito dei rapporti di lavoro che si sono consolidati in una amicizia profonda, anche se si tende a privilegiare l'acquirente perché è quello per cui costruisci la comanda. Devi tutelare in modo chiaro e trasparente il fornitore perché è quello che ti garantisce una continuità. D'altronde, il mediatore deve essere equidistante dalle parti con estrema chiarezza. Altra cosa che mi ha dato soddisfazione è di aver creato linee di imballaggi in modo che piccoli produttori riuscivano a presentarsi compatti come i grandi consorzi: anzi, qualche idea mi è stata copiata.
FP: Delusioni?
DB: La poca correttezza di alcuni operatori, sia fornitori sia clienti che, dopo aver creato rapporti commerciali di un certo tipo, mi hanno prevaricato e continuano tutt'ora a lavorare fra loro. Filosoficamente non puoi stare a tavola con chi non vuole dividere un pezzo di pane con te. In realtà sono cose sgradevoli che sono sempre successe, ma ti rimane sempre il dubbio di aver lavorato male. Oppure, con una metafora, il gatto e la volpe eccellendo di furbizia e intelligenza decidono unilateralmente di farti fuori.
FP: Non ha mai pensato di tutelarsi?
DB: In altri settori ci sono dei contratti di mediazioni che vincolano a rispettare il rappresentante, però la legge nel nostro settore non tutela fino in fondo, nonostante nelle fatture il tuo nome sia riportato nella casella "Mediatore" o "Intermediario" con la percentuale di sconto. Ma a volte meschini accordi fra fornitore e cliente ti fanno fuori. Rimane la magra soddisfazione che ci sono documenti ufficiali a certificare il tuo operato, poi decisioni discutibili vanificano il tuo lavoro che è quello di "mediare" fra due o più parti nella piena imparzialità al fine di concludere l'affare.
FP: Ci sono episodi che l'hanno urtata più di altri?
DB: Tutte le prevaricazioni fanno capire che certi elementi è meglio evitarli, perché se per una giusta e modesta provvigione ti fanno fuori, hai sbagliato la tua considerazione su di loro.
FP: Dal 1984 al 2024 sono 40 anni: quali sono stati i grandi cambiamenti?
DB: Alla fine anni '80 la produzione era concentrata in poche zone e la stagionalità dei vari prodotti era più marcata: ad esempio, le albicocche erano 5-6 varietà e alla fine di luglio si poteva considerare chiusa la stagione. Oggi ci sono più di 40 varietà e coprono un arco di tempo da aprile a ottobre e così la tecnica, la ricerca, l'innovazione hanno dato allungato il calendario di produzione.
FP: Giunta la pensione, però, sono arrivati anche problemi di salute.
DB: Purtroppo sì. La soddisfazione dell'arrivo della pensione è stata quasi vanificata da gravi problemi di salute. Da anni soffro di cardiopatia dilatativa e scompenso cardiaco e purtroppo negli ultimi mesi mi sono aggravato. A fine marzo 2024 sono stato ricoverato a Ravenna per l'impianto di un nuovo defibrillatore ma, invece di assolvere alle sue funzioni di aiuto al cuore, ha fatto la funzione contraria, aggravando le mie già critiche condizioni. Così, dopo alcuni giorni di terapia intensiva a Ravenna, sono stato ricoverato d'urgenza alla terapia intensiva del Sant'Orsola di Bologna, dove mi hanno rimesso in carreggiata fino alla fine di maggio, quando la situazione è precipitata di nuovo. A questo punto, i medici hanno preso la decisione di impiantare un L-Vad, una sorta di pompa meccanica che prende il sangue dal ventricolo sinistro e lo passa al ventricolo destro. L'intervento è stato effettuato il 27 giugno. La degenza è stata complicata e non priva di rischi. Ora ho recuperato molto e attualmente vado anche in bici, però dovrò continuare le cure fisioterapiche in palestra. Ora, con le batterie che fanno funzionare L-VAD h24, conduco una vita quasi normale e da settembre ho ripreso a lavorare.
FP: Scherzando, le si può chiedere "come La-Vad"?
DB: E altrettanto sorridendo affermo che, finché La Vad funziona, continuerò a lavorare".
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