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Pro Food

Il futuro del packaging alimentare tra innovazione e sostenibilità

Grande partecipazione e interesse al convegno "Oltre le apparenze: la sostenibilità del packaging alimentare", tenutosi il 15 gennaio alla fiera Marca di Bologna. L'evento, promosso da Pro Food – Gruppo produttori imballaggi per alimenti freschi, ha voluto fare chiarezza in maniera scientifica sull'impatto ambientale dell'ortofrutta confezionata e sulle soluzioni sostenibili per il packaging alimentare per le esigenze ambientali, produttive ed economiche del comparto.

Tra i momenti più significativi, la presentazione dello studio "Prodotti ortofrutticoli e imballaggi primari: uno studio preliminare su impatto ambientale dal campo alla tavola", realizzato dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell'Università di Torino e commissionato da Pro Food. La Dott.ssa Alice Varaldo ha guidato i presenti attraverso i risultati di un'analisi dettagliata degli impatti i dell'ortofrutta fresca confezionata, in particolare fragole, pesche nettarine, pomodorini e uva da tavola, con un approccio basato sul Life Cycle Assessment (LCA) considerando tutto il ciclo di vita del prodotto dal campo alla tavola del consumatore

Lo studio, che ha considerato diversi indicatori d'impatto, tra cui il potenziale di riscaldamento globale (GWP), il consumo di suolo (LU) e la deplezione delle risorse idriche (WDP), ha evidenziato anche le performance ambientali positive dell'imballaggio in rPET (polietilene tereftalato riciclato) rispetto al cartoncino teso CA. "La nostra analisi non si è limitata all'impatto ambientale", ha spiegato la dott.ssa Varaldo, "ma ha considerato anche la shelf life dei prodotti. Con l'uso di rPET si registrano minori scarti alimentari rispetto al cartoncino, un aspetto cruciale per una sostenibilità concreta". In merito alla stima dell'impatto ambientale lungo la filiera, la fase di produzione agricola, tuttavia, è risultata essere la più impattante, richiamando la necessità di un approccio integrato per affrontare le sfide ambientali.

Oltre ai risultati scientifici, il convegno ha dato spazio a testimonianze di casi aziendali virtuosi. Matteo Brazzoli, Direttore Generale Faerch Italia, ha illustrato il progetto Faerch per il riciclo e il riuso di PET per l'imballaggio alimentare, dimostrando come l'innovazione possa contribuire a ridurre l'impatto ambientale del packaging. Fabrizio Bernini, Responsabile Sostenibilità Gruppo Happy, ha presentato il caso di successo delle vaschette per carne, pesce e derivati in X-PS, evidenziando l'importanza del riciclo "tray to tray" per creare un ciclo di vita completo del prodotto.

Pietro Spagni, amministratore delegato AMP Recycling, azienda del Gruppo ILPA, di cui ILIP è parte integrante, ha approfondito il concetto di integrazione verticale e circolarità da vassoio a vassoio degli imballaggi per alimenti in R-PET. Gianpiero Comite, Responsabile Sostenibilità Aristea, ha mostrato i vantaggi ambientali dei bicchieri in R-PET, dimostrando come sia possibile coniugare performance e sostenibilità. Infine, Marco Omboni, Sales Manager Packaging Gruppo Flo, ha illustrato le applicazioni virtuose dell'R-PS nel settore del packaging alimentare, con un focus su bicchieri per la distribuzione automatica e vasetti da yogurt.

Il convegno si è concluso con una tavola rotonda che ha visto la partecipazione dei principali attori della filiera: dai consorzi di riciclo ai produttori e confezionatori di alimenti freschi, fino alla grande distribuzione. Nazario Battelli, consigliere di amministrazione di Ortofrutta Italia, Andrea Campelli, responsabile Relazioni Esterne CoRePla, Claudio Mazzini, responsabile Prodotti Freschissimi Coop Italia e Maria Cristina Poggesi, direttore IPPR (Plastica Seconda Vita). Con la moderazione di Manuela Soressi, la tavola rotonda ha esplorato le opportunità e le sfide per il settore, con una particolare attenzione alla necessità di un approccio scientifico e collaborativo.

Nazario Battelli, rappresentante di Ortofrutta Italia, sottolinea il trattamento di sfavore subito dal settore ortofrutticolo nell'ambito del regolamento europeo sugli imballaggi PPWR: "Il settore dell'ortofrutta fresca, con il suo impatto ambientale tra i più bassi, è stato ingiustamente penalizzato dalla nuova normativa europea. Utilizziamo appena l'1,5% degli imballaggi in plastica per alimenti, ma ci vengono imposti vincoli che non tengono conto delle nostre specificità. L'imballaggio è essenziale per proteggere i prodotti e valorizzarli, garantendo qualità e sostenibilità. Non possiamo ignorare il fatto che, senza un packaging adeguato, rischiamo di compromettere la freschezza e la sicurezza dei prodotti, aumentando lo spreco alimentare e i costi per l'intera filiera".

Claudio Mazzini, responsabile Prodotti Freschissimi di Coop, ribadisce la necessità di equilibrio tra sostenibilità e praticità: "La riduzione della plastica non può avvenire a scapito della qualità dei prodotti o con un aumento dello spreco alimentare. Noi non vendiamo packaging, vendiamo prodotti di qualità che devono essere protetti e valorizzati all'interno del miglior contenitore possibile. Il prodotto confezionato continua a crescere perché i consumatori lo percepiscono come più igienico e pratico, soprattutto dopo il Covid. Non possiamo ignorare l'evoluzione dei sistemi di consumo. Dire che tutto debba essere venduto sfuso è come dire che l'online non deve più esistere perché il furgoncino inquina. Bisogna trovare un sistema affinché il furgone non inquini, non eliminare l'online. Allo stesso modo, dobbiamo trovare soluzioni che siano sostenibili, ma che rispondano alle esigenze del mercato moderno. La sostenibilità non deve ignorare il modo in cui le persone vivono oggi, ma deve integrarsi con questa realtà. Servono proposte concrete che tengano conto del presente e del futuro".

Andrea Campelli, responsabile Relazioni Esterne di COREPLA, commenta: "Se vogliamo valutare gli imballaggi in modo corretto, dobbiamo basarci su criteri scientifici che considerino l'intero ciclo di vita di un materiale, dalla produzione al fine vita. Demonizzare la plastica senza analisi approfondite è un errore. L'Italia, con il suo sistema virtuoso di riciclo, è un'eccellenza a livello europeo e mondiale, ma troppo spesso i nostri risultati non vengono valorizzati. Quello che serve è un dialogo concreto tra politica e industria, per definire normative che incentivino le buone pratiche e promuovano soluzioni che funzionino realmente sul lungo termine".

Maria Cristina Poggesi, direttore dell'Istituto per la promozione delle plastiche da riciclo (IPPR), conclude: "L'Italia è leader in Europa nel riciclo delle plastiche, con risultati straordinari come la certificazione 'Plastica Seconda Vita', che garantisce una media del 66% di materiali riciclati nei nuovi prodotti. Tuttavia, questi successi sono spesso ignorati dall'opinione pubblica e dalle istituzioni, mentre il settore combatte contro una narrativa negativa che non rispecchia la realtà. Non esiste un materiale perfetto, ma solo quello più adatto a ogni specifico prodotto. Dobbiamo collaborare tra filiere e basarci su dati scientifici per trovare soluzioni pratiche e sostenibili, valorizzando ciò che già funziona".

L'evento si è chiuso con un appello unanime alla collaborazione e all'impegno condiviso per costruire un futuro più sostenibile per il packaging alimentare.

Data di pubblicazione: