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Esperienze a confronto

Dalle patate alle angurie: un marchio riconoscibile fa la differenza

Cosa accomuna le patate coltivate sull'Altopiano della Sila in Calabria, alle angurie provenienti da varie parti d'Italia e in particolare della Pianura Padana? In teoria nulla; in pratica un marchio riconosciuto dai consumatori in grado di dare un buon valore aggiunto al prodotto. La patata della Sila e l'anguria Perla Nera sono stati due articoli al centro dell'attenzione di una sessione del Forum Ipagro, svoltosi a Milano Marittima (Ravenna) il 24 e 25 gennaio. Fra le testimonianze di esperienze positive, sono da citare Albino Carli del Consorzio patata della Sila e Bruno Francescon del Consorzio Perla Nera.

Albino Carli

"Fino a una ventina di anni fa - ha esordito Albino Carli, direttore del Consorzio Patata della Sila - eravamo disorganizzati, e il prodotto aveva una bassa remunerazione. Coltiviamo sulla Sila, che è il più grande altopiano d'Italia, il secondo d'Europa, ma siamo lontani dai principali mercati e dai flussi logistici. Poi c'è stata l'intuizione di creare un progetto commerciale con un marchio riconosciuto a livello europeo, dal 2010, e oggi contiamo circa 80 produttori, 500 ettari di superficie e due stabilimenti di lavorazione".

Un momento della sessione di testimonianze

"Nel 2024 abbiamo fatturato circa 12 milioni di euro e, in un territorio come il nostro, siamo una realtà importante. Nel 2012 le nostre patate erano pagate mediamente 34 centesimi al kg; oggi siamo a 83 centesimi/kg. Il prezzo di vendita al consumatore supera i 2 euro/kg. Le nostre patate hanno la caratteristica di essere solo spazzolate e non lavate, e questa è una caratteristica che il consumatore interpreta come rusticità".

È stata poi la volta di Bruno Francescon, la cui azienda fa parte del Consorzio Perla Nera.
"Noi storicamente siamo sempre stati produttori di meloni. Nel 2015 abbiamo iniziato le prime prove su una varietà particolare, un'anguria di dimensioni medio-piccole, da 4-6 kg, con la buccia nera, la polpa rosso intensa e un sapore dolce e caratteristico. Nel 2017 siamo partiti con il marchio e nel 2019 abbiamo costituito il Consorzio con altri due soci. Grazie a queste due mosse, siamo riusciti a far diventare Perla Nera uno dei marchi più conosciuti nel settore, e questo nell'arco di pochissimi anni. Il fatturato è salito a 40 milioni di euro".

Bruno Francescon

Francescon ha proseguito: "Nel 2023 abbiamo inaugurato il laboratorio per il melone già suddiviso in porzioni, così da mettere a disposizione anche un prodotto ad alto contenuto di servizio. Qual è il segreto del successo di Perla Nera? La varietà esisteva da quasi 20 anni, ma nessuno aveva mai osato tanto. C'era un mercato enorme, ma nessuno lo aveva mai colto. Noi siamo stati bravi a sfruttare questo spiraglio e a crederci fino in fondo, vedendo i pro di un prodotto conviviale, con la praticità d'uso dovuta al calibro e all'assenza di semi. In 5 anni, abbiamo avuto una crescita vertiginosa: siamo partiti cedendo le angurie ai distributori a 50 centesimi, ora siamo a 1 euro".

Elirosa Blaiotta

Ma le produzioni ortofrutticole in pieno campo sono sempre più soggette agli estremi climatici. Eloquente la testimonianza portata da Elirosa Blaiotta, titolare di un'azienda agricola della provincia di Cosenza. "Abbiamo trapiantato i cavolfiori in estate, come di consueto. La raccolta sarebbe dovuta iniziare a metà novembre, invece abbiamo cominciato il 22 gennaio, cioè con due mesi di ritardo. Le ondate di calore, la siccità, e poi gli abbassamenti di temperatura sotto alla media hanno causato questa anomalia. E ciò si è verificato non solo da noi, ma in quasi tutte le zone di produzione. È mancato quindi prodotto sui mercati e i prezzi sono saliti alle stelle. Non è facile coltivare con queste condizioni, ed è quasi impossibile far fronte alle programmazioni".