È stato identificato per la prima volta in Italia, e nello specifico in Campania, in particolare a Eboli e a Battipaglia (Salerno) un nuovo virus emergente che colpisce l'anguria. Ad accertarne la presenza è stato Giuseppe Parrella, virologo e primo ricercatore del CNR-IPSP di Portici (Napoli).
"Questo virus è stato rinvenuto su campioni prelevati nel 2023, che sono stati identificati applicando l'NGS (Next Generation Sequencing), tecnologia sofisticata che permette di identificare tutto il "viroma" presente in una pianta. Il virus ritrovato è il Watermelon crinkle leaf-associated virus 2 (WCLaV-2), che finora non era mai stato segnalato in Europa, ma la sua presenza era stata certificata solo in Cina, USA, Brasile e in Australia". È quanto spiega Parrella.
"La presenza di questo virus ci preoccupa - afferma il virologo - perché si conosce poco, dato che appartiene a un gruppo tassonomico di virus recentemente descritto ed ancora poco dettagliato: il genere Coguvirus, appartenente alla famiglia Phenuiviridae. E' stata accertata la trasmissione di tali virus tramite innesto ma si ignora se esiste un vettore capace di diffonderli in natura. Sta di fatto che l'incidenza in campo è elevata, tanto da attestarsi in alcuni casi intorno al 60-70%. Per questo ipotizziamo che una presenza così massiccia negli appezzamenti possa essere giustificata o dalla presenza di un vettore molto efficiente o da una trasmissione per seme; queste al momento sono però solo ipotesi, sebbene supportate da alcune evidenze preliminari o per il fatto che la famiglia Phenuiviridae contempla virus ecologicamente diversi, capaci di infettare oltre alle piante anche l'uomo e animali diversi, trasmessi da artropodi in alcuni casi. Ricordo inoltre che WCLaV-2 è inserito nell' Alert list dell'EPPO (European Plant Pathology Organization) e questo suggerisce ancor di più di attenzionare la presenza di tale virus nelle coltivazioni. Quello che è certo è che bisogna studiare approfonditamente le proprietà e caratteristiche biologiche di WCLaV-2, in primis le modalità di trasmissione".
"Altro dato preoccupante è il fatto che spesso questo virus è stato ritrovato in associazione con un altro gruppo di virus anch'esso emergente su cucurbitacee: i Polerovirus (es. Cucurbit aphid-borne yellows virus, CABYV). In questi casi, la sintomatologia presente in campo è aggravata da questa associazione, e quindi diventa difficile identificarlo isolatamente".
Sintomi del WCLaV-2
Questo virus provoca su anguria raggrinzimenti e bollosità delle foglie, specie delle porzioni apicali. Sempre sulle foglie si possono osservare mosaico giallo e screziature gialle. Gli steli mostrano riduzione della lunghezza degli internodi, specie nel tratto distale. Nel complesso la pianta appare stentata e con ridotto sviluppo vegetativo. L'allegagione di solito è scarsa o di pessima qualità, mentre sui frutti si possono osservare deformazioni e lesioni circolari. Questi sintomi sono stati descritti anche per un secondo virus, il Watermelon crinkle leaf-associated virus 1 (WCLaV-1), strettamente imparentato al WCLaV-2, non ancora identificato nelle nostre coltivazioni, sebbene sussista il rischio di introduzione anche di quest'altro virus. In altri paesi (es. USA) questi due virus sono spesso trovati in associazione in anguria.
Sintomi del WCLaV-2 associato ai Polerovirus
Poiché questo virus è spesso associato ai Polerovirus, che provocano giallumi, in questi casi la sintomatologia descritta non è ben identificabile, in quanto l'ingiallimento fogliare tende a prevalere e mascherare i sintomi tipici WCLaV-2.
"Vi è quindi l'esigenza – conclude Parrella – di sviluppare un metodo diagnostico sensibile e specifico, che permetta il controllo del materiale di partenza (semi e piante) e lo studio epidemiologico in campo. L'appello è quello di riuscire a creare un gruppo di ricercatori motivati ed esperti, anche nazionale, per poter studiare a fondo questo virus".
Infine, viene raccomandato a tutti i produttori e ai tecnici del settore, di tenere alta l'attenzione sulle coltivazioni di anguria e di segnalare qualsiasi anomalia al dottor Parrella e anche ai servizi fitosanitari ragionali.
Per maggiori informazioni:
giuseppe.parrella@cnr.it