In Bulgaria si discute una nuova legge sul cibo che punta a fissare un limite agli aumenti di prezzo applicati lungo la filiera: dai produttori ai trasformatori, fino ai rivenditori e commercianti. L'ex ministro dell'Agricoltura Kiril Vatev ha parlato del tema ai microfoni di bTV, denunciando come certi margini di guadagno stiano distorcendo il mercato. "Alcuni prodotti importati arrivano già con un prezzo più alto, ma con un rincaro contenuto sullo scaffale finiscono per costare meno rispetto ai prodotti bulgari, che invece subiscono sovrapprezzi molto elevati. È proprio questo squilibrio che la nuova legge vuole correggere", ha spiegato Vatev.
L'idea è che i margini applicati nei punti vendita non superino quelli minimi concordati per prodotti simili, per evitare manovre scorrette sui prezzi. "È un passo incoraggiante verso una maggiore equità nel mercato. Ma ricordiamoci che il prezzo finale dipende sempre anche dall'equilibrio tra offerta e domanda", ha aggiunto.
Vatev ha poi acceso i riflettori sul ruolo dominante delle grandi catene di supermercati, che in Bulgaria controllano circa il 70% del mercato, una quota che sfiora il 92% nei periodi festivi. Un potere contrattuale che mette in difficoltà i produttori locali, e che la legge vuole riequilibrare per garantire loro guadagni più sostenibili.
Nel settore di frutta e verdura, la Bulgaria importa tra il 70 e l'80% della produzione ogni anno. I prodotti stagionali locali non mancano, ma fuori stagione il ricorso all'importazione è indispensabile. Per quanto riguarda la carne fresca, invece, la maggior parte proviene ancora da allevamenti bulgari, ma i trasformatori lamentano problemi legati alla mancanza di macelli adeguati. "Abbiamo strutture che vendono l'intera carcassa, ma spesso i trasformatori non riescono a sfruttarne tutte le parti", ha spiegato l'ex ministro.
Fonte: akmu