Oltre 200 operatori del comparto ortofrutticolo italiano hanno partecipato ieri 26 marzo 2025 all'evento organizzato a Bologna da Apo Conerpo per ricordare il traguardo dei 30 anni dalla propria nascita. Sul palco, insieme al presidente di Apo Conerpo, Davide Vernocchi, anche Veronika Vrecionova, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Felice Assenza, responsabile ICQRF del Ministero dell'Agricoltura, Raffaele Drei, presidente di Fedagripesca Confcooperative, Alessio Mammi, assessore all'Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, e Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative.
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Daniele Maria Ghezzi, direttore generale, ha aperto i lavori illustrando la storia di Apo Conerpo, nata dopo varie aggregazioni non solo in Emilia Romagna ma anche con poli in altre regioni per fare economie di scala. "Oggi raggruppiamo una dozzina di Op e siamo la AOP ortofrutticola più grande d'Europa. Nel 2002 nascono Alegra e Naturitalia. Nel 2008 si aggiunge Valfrutta Fresco. Nel 2014 si potenzia il biologico con l'ingresso di Brio, e la collaborazione con Alce Nero e La Cesenate. Nel 2015 si costituisce Opera. Oggi siamo una realtà di 50 cooperative e 6000 produttori agricoli con 5 filiali commerciali, con Conserve Italia per il trasformato e New Plant per la ricerca. Oggi copriamo 16 regioni su 20, con la presenza di 6000 soci e 32mila ettari complessivi. Gli investimenti per la ricerca superano 1,2 milioni di euro".
© Cristiano Riciputi | FP.itDaniele Maria Ghezzi
Ersilia Di Tullio di Nomisma ha esaminato i macro trend che condizionano l'evoluzione dell'ortofrutta. "La dinamica commerciale con l'estero ha un saldo attivo per pomodoro da industria e kiwi, mentre per pesche, nettarine e pere siamo in deficit. Ora siamo importatori netti: mille tonnellate per le pesche e nettarine e 75mila tonnellate per le pere, fra l'altro con importazioni anche extra UE. L'Italia è comunque nelle prime posizioni a livello internazionale, in quanto abbiamo una bilancia commerciale attiva: siamo al 10° posto fra gli ortaggi e 12° in frutta (10 anni fa eravamo 7°). Nella frutta i problemi sono legati alla mancanza di disponibilità. I costi di produzione in aumento hanno penalizzato la filiera, soprattutto i produttori. E il costo del lavoro è nettamente superiore a Spagna e Grecia".
© Cristiano Riciputi | FP.itErsilia Di Tullio
Vernocchi ha ricordato come "Glomerella, moscerino e cimice asiatica sono alcune patologie / insetti che ci stanno mettendo in ginocchio. La mancanza di reciprocità sta mettendo in crisi il nostro comparto a favore di competitor che hanno costi di produzione molto più bassi dei nostri. Servono maggiori investimenti pubblici sulla ricerca. Ben vengano le TEA e tutte le nuove tecnologie genomiche, le aspettiamo da tempo, ma i nostri agricoltori vedranno i primi benefici solo fra 5-10 anni. Ci sarà ancora produzione fra 10 anni? Allora chiediamo proroga per almeno 5 anni sulle molecole che l'UE vuole mettere al bando".
© Cristiano Riciputi | FP.itDavide Vernocchi
L'assessore Alessio Mammi ha ribadito che "oggi il primo obiettivo è salvare l'ortofrutta che è la filiera più sofferente, sia per il meteo sia per scelte non lungimiranti. Dall'estero arrivano produzioni ottenute grazie alle TEA o altre tecniche genomiche e noi le consumiamo ma non possiamo ancora utilizzarle al netto delle ultime aperture. E poi serve la simultaneità: se togli un principio attivo devi proporre una soluzione altrettanto valida a quanto si vuole eliminare. Sere spazio alla biochimica con autorizzazioni più rapide: negli USA impiegano 6 mesi per le autorizzazioni, in Europa 5 anni. Ciò non è più tollerabile.
© Cristiano Riciputi | FP.itVeronika Vrecionová
Veronika Vrecionová, presidente della Commissione per l'Agricoltura e lo Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo è intervenuta dicendo che "In Repubblica Ceca come in Italia e nel resto d'Europa i problemi sono i medesimi, e vanno affrontati in maniera unitaria. E vi è il problema del ricambio generazionale quasi ovunque. Il mio auspicio è di avere un budget della Pac almeno come quello di oggi. Il Commissario è ben consapevole del ruolo che ha l'agricoltura e del valore strategico del settore ortofrutta nella sicurezza agroalimentare. La sicurezza è essenziale non solo per la Difesa, ma anche in termini alimentari. Siamo ben consci di questo. Spero che nella nuova Pac vedrete anche un migliore equilibrio tra motivazioni, norme e regole. Vogliamo supportare l'innovazione e avere meno burocrazia attraverso una semplificazione generale di un sistema molto complesso. Stiamo ascoltando le esigenze degli agricoltori e vogliamo sviluppare una Pac più semplice e ancora più vicina ai produttori".
© Cristiano Riciputi | FP.itUn momento del confronto
Chiaro l'intervento di Raffaele Drei: "Ho detto al nuovo commissario Hansen che servono più fondi per l'aggregazione. Lo scenario geopolitico è totalmente sconvolto e degenerato, quindi ci suono nuove sfide per gli agricoltori europei. Servono progetti commerciali e di sviluppo produttivo. Ci sono difficoltà che si stanno esasperando. L'Europa deve raggiungere la sovranità alimentare".
Felice Assenza: "Forse a livello europeo ci sarà un cambio di passo: c'è il grande tema del giusto prezzo agli agricoltori, rimasto pendente sulla direttiva delle pratiche sleali perché il rapporto commerciale fra fornitore e acquirente è ancora difficile e il prezzo sia almeno pari al costo di produzione (quindi i produttori devono lavorare gratis? ndr). Mi preme osservare l'attenzione verso i processi di etichettatura, per il collegamento con i consumatori e il rafforzamento delle IGP".
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Mammi ha replicato: "Sul giusto prezzo, è indispensabile avere una filiera che produce reddito fin dal primo anello. Non c'è una ricetta unica ma servono più elementi La regolazione dell'offerta è decisiva. Servono interventi per contrastare le posizioni dominanti delle catene della distribuzione. Serve rafforzare le OP. In ortofrutta ci sono 350, forse sono troppe, c'è spazio per aggregazioni".
Mammi ha ribadito che "Non è tollerabile che l'Emilia Romagna (e le altre a statuto ordinario, ndr) abbiano costi del lavoro maggiori rispetto alle regioni a statuto speciale italiane e ad altre regioni produttive europee. Poi serve che qualcuno a livello nazionale tratti il tema dell'inefficienza di Agricat e la fuga delle assicurazioni dal comparto agricolo. Mancano i risarcimenti sugli eventi di due anni fa, ma Agricat preleva ogni anno 300 milioni di euro dai fondi destinati all'agricoltura".
Assenza ha detto che "Sulla reciprocità siamo tutti d'accordo, è un tema vecchio, io sono più di 30 anni che frequento gli ambienti europei ed è un tema sempre sollevato dall'Italia. Entro il 2025 ci sarà una semplificazione specialmente per i bio-fitofarmaci, specie per le autorizzazioni. Speriamo che questo avvenga nei tempi stabiliti. Sulle importazioni abbiamo tanti controlli, e da quest'anno vi è stato un rafforzamento nei controlli nei punti di ingresso, porti, strade e ferrovie. Nel 2024 eseguiti 11mila controlli con prelievo campioni e controlli sui principi attivi. Spesso abbiamo sventato una nazionalizzazione dei prodotti esteri che potevano essere fraudolentemente spacciati per italiani. Sul ricambio generazionale serve investire di più".
© Cristiano Riciputi | FP.itMaurizio Gardini
Drei è intervenuto chiaramente: "In teoria siamo tutti bravi, ma nell'applicazione concreta ci perdiamo, ad esempio su Agricat. Noi abbiamo fatto una proposta per snellire lo strumento e renderlo efficiente. Da tempo chiediamo di essere protagonisti dei processi di accertamento e risposte. Il risultato è che il sistema è totalmente fermo, impantanato nella corretta valutazione del rischio e i nostri agricoltori non stanno ricevendo quello che gli spetta. Anche sulle assicurazioni private serve proporre qualcosa di nuovo e più efficiente, più adatto per tutti. Al commissario Hansen ho detto che abbiamo bisogno di una politica agricola europea forte. La politica deve rinnovarsi e non rimanere ancorati al passato, un passato spazzato via dal recente voto, senza aspettare il 2028 perché gli agricoltori non se lo possono permettere".
Maurizio Gardini, presidente Confcooperative, ha concluso il dibattito dicendo che "i dazi non servono a nulla, anzi ricordano pessimi momenti della storia e dell'economia. È giusto ridurre le Op, aggregando quelle che vogliono solo portare a casa delle risorse ma non aiutano gli agricoltori perché non sono efficaci sul mercato. Una OP deve poter incidere sul mercato, quindi servono almeno certi numeri minimi. Abbiamo davanti un grande futuro: alcune aziende cresceranno e altre chiuderanno, ma possiamo costruirci il futuro con le nostre mani".