"Le azioni di Trump fanno parte di una strategia ben programmata di controllo del debito pubblico americano, che ha superato i 36mila miliardi di dollari". Lo afferma Gianluca Bagnara, analista ed economista del settore agroalimentare, nonché vicepresidente del comitato Netsob alla Fao.
"Nel 2023, l'Italia ha esportato negli Stati Uniti frutta per un valore di 39 milioni di dollari, saliti a 47 nel 2024. È quindi un mercato non trascurabile. I dazi di Trump non sono un capriccio, ma uno strumento per costringere i Paesi a negoziare e, probabilmente, ad acquistare obbligazioni per risanare il debito pubblico americano".
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itGianluca Bagnara
"La sopravvalutazione del dollaro, perché usato come valuta di riserva mondiale, pesa molto sul settore manifatturiero americano, generando un crollo industriale per il trasferimento delle produzioni da parte delle imprese americane verso altri paesi con basso costo della manodopera e privi di ogni controllo. Per risanare questa situazione, la strategia adottata mira a svalutare il dollaro per riequilibrare il gigantesco deficit commerciale. Questa azione dovrebbe essere combinata con una possibile rivalutazione delle riserve auree e crypto, per dare la possibilità al Tesoro americano di emettere nuove obbligazioni con cui comprare altre monete internazionali, aumentandone il valore e facendo, di conseguenza, deprezzare il dollaro. Terre rare e altre materie prime sono asset naturali sottostanti le stable-crypto".
Tale strategia è già contenuta nel dossier "A User's Guide to Restructuring the Global Trading System" preparato dall'economista Stephen Miran alla guida il Council of Economic Advisers della Casa Bianca.
"Per fronteggiare questa situazione - precisa Bagnara - occorre proporsi sul mercato, e non solo su quello statunitense, come filiera integrata e non come singola azienda. È indispensabile inoltre avere sistemi finanziari di garanzia".
"In sintesi - conclude Bagnara - i dazi sono solo un'arma per costringere gli altri Paesi a negoziare tre cose: una svalutazione del dollaro rispetto alle altre monete importanti, per rendere il suo export più competitivo; il rilancio e l'ampliamento del settore manifatturiero americano; e la trasformazione dell'attuale debito del Tesoro, detenuto da Paesi e gruppi stranieri, in nuove obbligazioni con scadenza a cento anni. Dopo i dazi, la seconda mossa consisterebbe nella creazione di un fondo sovrano americano attraverso il quale comprare monete straniere per deprezzare il dollaro".
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