Dopo alcuni anni di flessione, la superficie coltivata ad asparago in Italia risulta, nel complesso, stabile rispetto allo scorso anno, con circa 8.250 ettari a livello nazionale (fonte CSO Italy); la costanza delle superfici produttive a livello generale denota però, da nord a sud, un andamento differenziato.
In lieve diminuzione infatti le superfici nel triveneto, nel Nord-Est prevale il Veneto ancora al secondo posto a livello nazionale tra le regioni produttive, nel 2025 con poco più di 1.760 ettari di asparagi (-2% sul 2024). Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige presentano un potenziale nettamente più contenuto. Come da tradizione, l'asparago bianco prevale nettamente (indicativamente 75% del totale) rispetto al verde (25%).
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La regione Emilia-Romagna conferma la diminuzione in atto da tempo per questa orticola e la coltivazione interessa circa 560 ettari (-4% sul 2024), quasi esclusivamente di asparago verde in pieno campo. In continua flessione pure il Piemonte con circa 220 ettari coltivati al 2025.
Nell'Italia centrale, le superfici del Lazio si confermano sostanzialmente invariate sul 2024 con circa 700 ettari di prodotto prevalentemente verde. Dominano gli investimenti in campo aperto rispetto alle più limitate serre. Con superfici nettamente inferiori la coltivazione in Toscana (indicativamente 300 ettari) e in Sardegna (circa 250 ettari).
Più a sud nella regione Campania la superficie coltivata segna una ripresa con un aumento rispetto allo scorso anno, pari a circa +2% con poco meno di 1.000 ettari. Prevale l'offerta del prodotto nelle serre del napoletano e quasi la totalità disponibile è composta da asparago verde. Si conferma come principale areale di produzione la regione Puglia, con circa 3.000 ettari coltivati, denotando superfici sostanzialmente costanti.
Attualmente la stagione commerciale è in buona progressione per tutte le produzioni in serra, mentre sono ancora molto limitate le raccolte in campo aperto a causa di un andamento climatico instabile caratterizzato da piogge e sbalzi termici. Le richieste di asparagi sono molto buone correlate ancora a una bassa disponibilità di prodotto.
Gran parte più dell'asparago raccolto in Italia viene commercializzato sul mercato interno.
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Le importazioni di asparago del 2024 hanno registrato una diminuzione pari al -6% rispetto al 2023. Con poco più di 3.400 tonnellate il volume si è posizionato tra i più contenuti degli ultimi anni, simile al 2020. Il valore dell'import è risultato anch'esso in contrazione con poco più di 17,4 milioni euro, lievemente inferiori all'ultimo triennio. Nel corso del 2024 il 60% del prodotto estero è arrivato in Italia tra marzo e maggio, in particolare in marzo per circa 900 tonnellate, poco meno di un terzo del totale.
Come di consueto primeggia l'asparago spagnolo che rappresenta il 55% dell'import totale ma con volumi in flessione rispetto al 2023 concentrati tra marzo e aprile. Seguono le movimentazioni di asparago provenienti dalla Germania e dal Messico.
È risultato in calo anche il volume delle movimentazioni in esportazioni dell'asparago italiano del 2024 nel confronto col 2023, pari al -19% e del -9% rispetto alla media del triennio 2020-2022, con un quantitativo di poco più di 8.300 tonnellate. Il valore delle esportazioni è calato del -7% sul 2023 con poco più di 47 milioni di euro, mentre il prezzo medio era salito del +15%.
Oltre il 90% delle spedizioni dirette verso i mercati esteri si sono concentrate tra marzo a giugno ma è stato nel bimestre aprile-maggio il periodo con le maggiori movimentazioni per l'export italiano: oltre 3.300 tonnellate durante il mese di aprile (il 41% del totale) e poco più di 2.600 in maggio (il 32% del totale).
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Le esportazioni di asparago hanno segnato movimentazioni più elevate nei primi 4 mesi dell'anno rispetto al 2023, mentre i mesi seguenti della stagione sono stati inferiori all'annata precedente.
I primi tre mercati di destinazione hanno rappresentato nel 2024 quasi il 70% del totale: si confermano come da consuetudine: Germania con circa 2.600 tonnellate ma -34% sul 2023, Austria con 1.500 tonnellate (-7% sul 2023) e Svizzera con 1.400 tonnellate (-1% sul 2023). Buona performance esportativa, anche se con volumi inferiori, per le vicine Croazia, Slovenia e Repubblica Ceca.
In Germania si è riscontrata un'offerta limitata e in lenta crescita nelle ultime settimane, a causa delle condizioni meteorologiche. Con quasi 19.800 ettari coltivati lo scorso anno, rimane ancora il principale Paese produttore e consumatore europeo nonostante le superfici siano in riduzione dal 2019 in poi. Quest'anno molte aziende agricole hanno dato meno importanza alle raccolte precoci anche perché Pasqua, ovvero il picco della domanda di prodotto, cade molto più tardi nel calendario.
Fonte: CSO Italy per FreshPlaza.IT