Nel 2024 l'ortofrutta made in Italy si conferma tra i protagonisti dell'export agroalimentare nazionale, contribuendo in modo significativo al nuovo record di 67,5 miliardi di euro registrato dalle vendite all'estero del comparto (+5 miliardi rispetto al 2023). La frutta fresca italiana ha fatto segnare un +8,3% su base annua, raggiungendo un valore di 3,9 miliardi di euro. Anche frutta e ortaggi trasformati si mantengono stabili, con esportazioni per 6 miliardi di euro, in linea con l'anno precedente (+0,7%). Così TEHA (The European House - Ambrosetti) durante la presentazione di alcune anticipazioni della ricerca realizzata per la nona edizione del Forum Food&Beverage (Bormio, 6-7 giugno).
© TEHA
Questi numeri, pur in presenza di performance eccezionali in comparti come vino, pasta, olio e cioccolato, confermano la centralità dell'ortofrutta nel paniere dell'agroalimentare tricolore. Complessivamente, tra fresco e trasformato, il comparto ortofrutticolo vale circa 14,2% del totale export agroalimentare italiano. Un peso importante che testimonia la tenuta competitiva delle filiere ortofrutticole, nonostante un contesto internazionale sempre più complesso.
In 15 categorie merceologiche del settore agroalimentare, l'Italia è ai vertici del mercato globale: tra queste i pomodori pelati, che rappresentano il 76,3%; la passata di pomodoro che raggiunge una quota del 24,1%; le verdure lavorate, con una quota del 21,9%; il sidro di mele con il 9,4%. Da segnalare anche il secondo posto per l'export di castagne (25,2%) e il forte impatto economico delle produzioni certificate, come quelle della Valtellina, che contribuiscono a fare della Lombardia la prima regione agroalimentare d'Italia, con un fatturato di 50 miliardi di euro.
In un panorama dove la qualità è sempre più decisiva, l'export ortofrutticolo italiano si distingue per valore medio di 254,5 euro per 100 kg di prodotto, superiore a Spagna (214 euro), Paesi Bassi (207 euro), Germania (172 euro) e Francia (131 euro).
© TEHA
Dazi statunitensi, impatto limitato sull'agroalimentare made in Italy grazie a qualità e unicità
Nonostante la minaccia di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti, l'agroalimentare italiano sembra reggere il colpo grazie al valore distintivo dei suoi prodotti. "Nel 2024 l'export agroalimentare verso gli USA è cresciuto del 17%, ma l'introduzione di nuove tariffe potrebbe colpire fino al 20% del nostro export complessivo", ha spiegato Valerio De Molli, socio dirigente e amministratore delegato di TEHA.
"Il potenziale danno stimato ammonta a 1,3 miliardi di euro, ma l'impatto reale potrebbe essere ben più contenuto, intorno ai 300 milioni di euro, perché quasi l'80% dei prodotti colpiti non ha equivalenti sul mercato americano e risulta quindi insostituibile. Tra le categorie più esposte ai dazi figurano alcuni dei simboli del made in Italy agroalimentare: vino, conserve di pomodoro, pasta, salse e farine, molti dei quali a marchio Dop e Igp".
Immagini fornite da Lead Communication