Diminuisce l'export e il peso dei mercati tradizionali, mentre aumenta quello della GDO italiana. Lo si evince dai dati sui volumi del prodotto fresco di Apoconerpo nel 2018, presentati dal presidente Davide Vernocchi ieri, 4 luglio 2019, in conferenza stampa.
Nel dettaglio: l'export di frutta del gruppo è diminuito del 13,91% nei volumi e del 6,78% in valore, mentre il canale dei Mercati tradizionali ha perso il 4,11% di volume, mentre il valore è aumentato dell'1,34%. La GDO italiana, invece, ha assorbito il 2,15% in più di volumi per un valore aumentato del 4,72%.
"Il catasto frutticolo di Apo Conerpo - ha esordito il presidente Davide Vernocchi - dal 2014 al 2018 è aumentato del 5%. Però negli ultimi 20 anni è diminuito notevolmente, passando da 23.793 ettari a 17.184 ettari. Negli ultimi 4 anni abbiamo avuto un grande aumento del kiwi, con un incremento di 677 ettari; albicocche +235 ettari; +157 ha di meleti e +138 di ciliegi".
"I segni negativi del catasto - ha aggiunto - sono in primo luogo per le nettarine, con un calo del 32%, 816 ettari; del 19% per le pesche con un calo di 166 ettari. In diminuzione anche le pere (-117 ettari), percoche (-44 ha) e susine (-34 ettari)". Analizzando in dettaglio la situazione produttiva, nel 2018 i volumi conferiti dai soci si sono attestati sulle 998.300 tonnellate (-6,47%), a cui vanno aggiunte 22.900 tonnellate di frutta e 44.834 tonnellate di ortaggi e patate acquistate dalle cooperative socie.
Per quanto riguarda i diversi comparti, i conferimenti di frutta hanno superato le 383.200 tonnellate (-1,43% sul 2017), mentre i volumi di ortaggi e patate hanno sfiorato le 615.000 tonnellate (-9,35%). La produzione di pomodoro collocata all'industria di trasformazione si è attestata sulle 415.000 tonnellate con una riduzione del 7,4% rispetto all'anno precedente e rese pari a 71 tonnellate per ettaro.
In un contesto generale che ha visto proseguire la diminuzione degli investimenti a frutteto (calati di oltre 140.000 ettari a livello nazionale nel periodo 2008/2017 e di circa 3.800 ettari in Emilia Romagna negli ultimi quattro anni, -6,5%) e la tendenza all'allineamento agli anni passati per le orticole, la superficie coltivata dai soci del Gruppo si è attestata sui 31.400 ettari, in incremento dell'1% sull'anno precedente.
Il fatturato ha mostrato una sostanziale tenuta, attestandosi a 717 milioni di euro, in leggera diminuzione (-2.5%) rispetto al 2017. "Ma al di là dei risultati positivi di questo bilancio – sottolinea Vernocchi – rimane grande preoccupazione per la redditività delle aziende agricole, che non è ancora sufficiente ed è minacciata da numerosi fenomeni".
"Tali fenomeni sono: i profondi cambiamenti climatici, con episodi estremi sempre più frequenti e più intensi in cui periodi caldissimi e siccitosi si alternano a precipitazioni abbondanti e grandinate devastanti, le emergenze fitosanitarie (Cimice, Alternariosi, Batteriosi, solo per citare le principali), che provocano una diminuzione delle rese e della PLV degli agricoltori".
Vernocchi ha concluso dicendo che: "A tutto ciò si aggiungono poi i consumi stagnanti e le problematiche legate alle incertezze della Brexit, al prolungarsi dell'embargo russo, alle barriere all'importazione di prodotti ortofrutticoli erette da molti Paesi extra UE, i contrasti commerciali tra Paesi che stanno accentuando una politica di dazi".
Il direttore Gabriele Chiesa, il presidente Davide Vernocchi e il vice presidente Roberto Cera
"Desta inoltre preoccupazione anche la revisione del quadro normativo, sia sul piano economico con i temuti tagli della PAC post 2020, sia sul piano operativo, con la revisione del Piano d'azione nazionale (PAN) che dovrebbe essere approvato in autunno e che non può prescindere da una valutazione sinergica di una sostenibilità ambientale con quella economica e sociale".
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