Si continua a registrare una discesa graduale dei prezzi per i carciofi pugliesi, avvertita dagli operatori già dalla prima decade di febbraio. Ora però le quotazioni si sono dimezzate, a causa del surplus produttivo con successivo rallentamento commerciale, peggiorato poi dalle massicce importazioni provenienti del Nord Africa.
"Per quasi tutto il mese di febbraio, abbiamo avuto temperature variabili dai 15° ai 20° C. Un andamento climatico anomalo che ha generato un eccesso di produzione e dunque un abbassamento dei prezzi. A peggiorare le cose è stata la merce proveniente da Tunisia e Egitto, che tuttora giunge in Italia a prezzi stracciati. Sto vendendo i miei capolini (varietà Madrigal) a 0,15 €/pezzo rispetto ai 0,30 di metà febbraio". A parlare dalla provincia di Foggia, areale particolarmente vocato alla produzione cinaricola, è l'imprenditore Leonardo Cedola.
Mancando l'inverno a livello climatico, le carciofaie hanno dunque prodotto sempre. "A inizio marzo, stiamo tagliando capolini come se fosse aprile inoltrato, tanto da costringerci a dover guardare al mercato del trasformato per poter smaltire il prodotto, malgrado però i prezzi siano al momento di circa 0,10 €/carciofo. Abbiamo cominciato a fornire carciofi all'industria, destinati poi alla produzione di sottoli e quattro spicchi, con oltre un mese di anticipo. Le conseguenze di questa scelta indubbiamente si traducono in un calo dei profitti. Quantomeno, però, abbiamo due chances di vendita: il canele del fresco e quello del trasformato. Al momento si raccolgono in media 15mila carciofi per ogni ettaro".