Al momento, in Basilicata, regione fortemente specializzata nella coltivazione di pomodoro da industria, circa il 60% del prodotto è stato già raccolto. Si crede di terminare entro la fine di settembre con i trapianti più tardivi.
Quella attuale risulta essere una stagione in cui il clima ha creato non pochi problemi, che si sono tradotti in difficoltà soprattutto in campo e complicazioni più o meno gravi nel riuscire a gestire e portare avanti le coltivazioni. I produttori locali si dicono non del tutto soddisfatti dell'andamento produttivo ed economico.
Le rese per ettaro sono mediamente più basse rispetto al 2023, intorno al 25-30%. "Parliamo di 70/80 ton/ettaro rispetto alle 100 di un anno fa - commentano i produttori di Lavello (Potenza) -Abbiamo cominciato a raccogliere nei primi giorni di agosto, con circa 10 giorni in anticipo a causa delle alte temperature prolungate. L'emergenza idrica poi, già dai primi giorni di giugno, ha compromesso i raccolti, generando così un minore accrescimento sui campi, una sfavorevole allegagione e uno scarso ingrossamento delle bacche. Non si sa come ne usciremo, da questa campagna, e soprattutto se avremo la voglia di affrontare quella successiva".
Le temperature elevate hanno fatto maturare il prodotto più velocemente del solito, provocando, già dalla prima parte della stagione, una concentrazione della raccolta nei principali areali produttivi del Sud Italia, quindi sia in Campania (provincia di Caserta) sia in Puglia (provincia di Foggia) sia in zone solitamente più tardive come la Basilicata. Questa forte simultaneità dell'offerta ha contribuito a far scendere il prezzo di circa il 15% rispetto a quello contrattato, nonostante l'accordo sottoscritto a giugno tra ANICAV e le OP del Bacino Centro Sud Italia, che definiva quotazioni medie di 150 euro/ton per il pomodoro tondo e 160 euro/ton per il pomodoro lungo per il 2024.