L'andamento climatico attuale, sommato a quello torrido e asciutto della scorsa estate, pare generare problematiche sia a livello produttivo sia commerciale per la nuova campagna di raccolta del carciofo violetto brindisino.
Ad analizzare l'avvio della stagione cinaricola è Ermanno Barletta della Biemme Srl, società che fornisce frutta e verdura ai mercati ortofrutticoli italiani e che conta circa 120 ettari, tra quelli di proprietà e dei produttori-conferitori.
"Abbiamo cominciato a raccogliere e vendere i primi pezzi due settimane fa, con oltre un mese di ritardo, ma i segnali dal campo e sui mercati non sono molto soddisfacenti. Da una parte, la siccità ha ritardo parecchio l'entrata in produzione dei campi, dall'altra, il clima mite non sta spingendo il consumo. Rispetto allo stesso periodo del 2023, registriamo una flessione delle rese di circa il 30%. Siamo in attesa di piogge e di un abbassamento delle temperature, purché non crei disagi. Non sta piovendo e i pozzi artesiani, fondamentali per consentirci di irrigare, iniziano a non essere più sufficienti, sia per portata di acqua erogata e disponibile sia per la qualità della stessa, poiché il PH è aumentato e l'acqua è diventata troppo salata per l'irrigazione delle carciofaie".
Le quotazioni sostenute, poi, non fanno altro che peggiorare l'andamento commerciale, limitando parecchio le vendite. "I costi di raccolta, specie in questo periodo, incidono parecchio. Dal magazzino, i carciofi partono a prezzi di 0,70 €/pezzo, ma la merce giunge sui bancali e nei supermercati con quotazioni fino a 1,20 €/pezzo. C'è poca vendita. Lavoriamo con i principali mercati italiani, come Torino, Milano, Roma, Bari, Taranto Lecce, etc, ma occorrono fino a 3-5 giorni affinché gli stessi operatori ci chiedano nuove forniture. Ciò ci ha indotti a decidere di allungare la frequenza di raccolta. Siamo dunque in sofferenza, fra produzione e consumo. Non mancano le difficoltà sia a produrre che a vendere: le due cose non stanno camminando di pari passo".
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